Roma – La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per due veterinari, un allevatore e un commerciante di Prosciutto San Daniele Dop, nell’ambito di un’inchiesta iniziata nel 2017. L’accusa è di aver violato il disciplinare di produzione. Più nel dettaglio, due veterinari sono stati ritenuti colpevoli di aver suggerito l’utilizzo di ipoclorito di sodio (candeggina) nelle vasche di scottatura, e anche di aver fatto passare sotto silenzio la presenza di 41 suini con età inferiore ai nove mesi, ovvero il limite ammesso dal disciplinare del San Daniele.
Da quanto si apprende, sono stati ritrovati diversi fusti di candeggina sui luoghi delle perquisizioni. La difesa ha sottolineato che l’utilizzo di candeggina, per quanto vietato dal disciplinare, non influisce sul prodotto finito e sulle sue caratteristiche organolettiche, ma la Cassazione ha ritenuto che si tratti comunque di frode in commercio, poichè il prodotto è diverso da quello previsto dalla normativa.
Secondo gli avvocati della difesa, inoltre, la consegna di suini con età inferiore a nove mesi sarebbe stata solo una svista, ma la Cassazione ha ribadito la presenza di difformità rispetto alle rigide norme del disciplinare. La suprema corte ha anche stabilito che il Consorzio del Prosciutto San Daniele, costituitosi parte civile nel processo, ha diritto ad essere risarcito.