Ti faccio un Fondo così

Nel mirino dei private equity ci sono realtà familiari alle prese con il cambio generazionale e società indebolite dal Covid. Tra le acquisizioni più recenti: Valpizza, i salumi Kipre, i dolci Bindi, i piatti freschi Eurochef. E si moltiplicano voci su altre trattative.

Il food fa sempre più gola ai fondi d’investimento. L’un contro l’altro armati, in questi anni si sono spartiti realtà piccole e grandi in cerca di capitali o in difficoltà per dinamiche di vario genere, dal ricambio generazionale alla crisi da Covid. Come operano i fondi? Possono entrare per ricapitalizzare imprese sane che hanno bisogno di liquidità per crescere o per finanziare il riassetto della proprietà. Spesso puntano al 100%, ma in altre occasioni si accontentano della maggioranza. Lasciando il più delle volte, in entrambi i casi, un ruolo in azienda al vecchio management, specialmente se di origine familiare. Tra le acquisizioni più recenti c’è quella del gruppo Kipre, realtà specializzata nella produzione di San Daniele Dop entrata nel portafoglio del fondo Wrm di Raffaele Mincione.

E, prima di lui, c’era stato un tentativo di QuattroR, fondo legato a Italmobiliare, holding della famiglia Pesenti con una capitalizzazione di oltre 1,2 miliardi di euro. Italmobiliare non è nuova a incursioni nel food: nell’aprile 2018 ha acquisito il 60% di Caffè Borbone (oltre 172 milioni di fatturato) e da fine 2019 possiede l’80% del salumificio Capitelli, noto per la produzione di prosciutto cotto premium.

Sempre a proposito di cotto, come non ricordare le avances di Italmobiliare-QuattroR verso Ferrarini? La holding annuncia l’interesse per il gruppo reggiano, in forte tensione finanziaria, a metà giugno 2018. Ma, dopo tre settimane, le trattative vengono bruscamente interrotte. Voci solitamente bene informate parlano poi di una grande azienda lombarda di salumi con un brand fortissimo, a cui starebbe puntando sempre Italmobiliare.

Altri rumors insistenti riguardano il mondo del vino: nonostante la sofferenza dovuta alla chiusura dell’Horeca, il gruppo laziale Femar-Poggio Le Volpi (40 milioni di fatturato) sarebbe nel mirino di Clessidra (Italmobiliare) e avrebbe mostrato il suo interesse anche il fondo lussemburghese Equinox. La galassia della famiglia Pesenti, tramite Clessidra, sta anche trattando l’acquisizione di Casa vinicola Botter, di base in Veneto, a Fossalta di Piave.

Insomma, il food&beverage resta uno dei settori più appetibili per i fondi: nel 2020 sono passati di mano – in maggioranza o con quote superiori al 60% – il caffè Daroma (Mandarin capital partners), gli gnocchi Bertoncello (Alcedo, che nel 2019 ha comprato anche i piatti freschi Eurochef), Valpizza (Aksia group), i dessert Bindi (Bc partners), Kipre (Athena capital-Wrm), l’e-commerce di vini Callmewine (Italmobiliare).

Esistono anche percorsi inversi, ovvero fondi d’investimento che cedono realtà del settore food ad altre aziende. Tipico il caso di Nuova Castelli, il principale esportatore di Parmigiano Reggiano, dal 2014 nel bouquet del fondo britannico Charterhouse (per l’80%), poi passato a Lactalis all’inizio dello scorso anno, dopo la luce verde di Bruxelles.

Altro caso è quello di Sirap, società tra i principali produttori di imballaggi per alimenti freschi in Europa, controllata da Italmobiliare al 100%, che ha ceduto a gennaio 2021 le sue attività in Italia, Spagna e Polonia ai danesi di Faerch group, colosso nel settore del packaging alimentare.

E c’è pure chi passa da un fondo all’altro, con la famiglia però sempre alla tolda di comando. È accaduto a Farnese vini, nata da un’intuizione di Valentino Sciotti nel 1994, con quartiere generale a Ortona (Chieti). A inizio 2020 la maggioranza è stata ceduta da NB Renaissance agli americani di Platinum equity, per 170 milioni di euro. E alla guida è rimasto il fondatore.

Alla fin fine, un’azienda familiare può passare un brutto periodo, sbagliare un investimento, o semplicemente avere bisogno di liquidità per crescere. E allora ben venga l’ampia disponibilità dei fondi d’investimento. Se la famiglia è assennata e ha le carte in regola per rimettersi in pista, la liquidità aiuta eccome. Ma se i proprietari hanno altro per la testa, non c’è fondo che tenga. Meglio voltare pagina, lasciarsi alle spalle la gestione familiare e cambiare management.

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