Roma – “Devo registrare una generale ritrosia, con qualche lodevole eccezione, delle associazioni a rendere davvero efficace lo strumento della Cun (Commissione unica nazionale), l’unico che possa riequilibrare le distorsioni nel meccanismo di formazione dei prezzi. Si dice a parole di non volere che il grano sia considerato una commodity come le altre, ma intanto non ci si muove realmente in questa direzione”. Con queste parole, il senatore Saverio De Bonis, membro della IX Commissione Agricoltura del Senato, evidenzia lo stato di paralisi del progetto dell’istituzione della Cun per la filiera del grano duro, senza la quale, stando alle sue parole, i coltivatori cerealicoli del Mezzogiorno continuano a manifestare gravi situazioni sul fronte dei prezzi. In occasione dell’audizione indetta martedì 8 giugno dall’Ufficio di Presidenza della Commissione agricoltura del Senato – che sta approfondendo gli aspetti di mercato e tossicologici della filiera del grano duro e che ha ascoltato le problematiche avanzate da Agrinsieme, Coldiretti, Unci Agroalimentare, Uecoop e Anpa -, ha specificato: “Mentre nei porti pugliesi attraccano indisturbate navi provenienti da Panama”, spiega, “i prezzi del grano italiano crollano in prossimità della trebbiatura. È evidente che si sfrutta, ogni anno, la leva dell’import-export per drogare il mercato nazionale. Un mercato distorto e viziato in cui a perderci sono i produttori e i consumatori, mentre gli industriali si avvantaggiano della depressione dei prezzi”.
Tutela della filiera grano duro (2): che fine ha fatto il progetto della Cun?
Margherita Luisetto2021-06-11T08:49:38+02:0011 Giugno 2021 - 10:00|Categorie: Grocery, Pasta e riso|Tag: Cun, grano, Saverio De Bonis|
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