Un rapporto Ismea fotografa l’agroalimentare italiano

2012-07-24T16:48:45+02:0024 Luglio 2012 - 16:42|Categorie: Mercato|Tag: , , , |

Roma – È stato pubblicato oggi il rapporto Ismea “Check up 2012: la competitività dell’agroalimentare italiano”. L’analisi fa il punto sullo stato del settore agroalimentare nazionale. Il trend più evidente è la contrazione della remunerazione dei primi anelli della filiera, a vantaggio degli operatori del trade. Nei prodotti agricoli freschi, non trasformati, la remunerazione della fase agricola si è, infatti, ridotta, negli ultimi 10 anni, di quasi sei euro su 100 spesi dal consumatore. Il marketing share, che remunera logistica, distribuzione e vendita e che include il pagamento delle imposte sul consumo, ha raggiunto nel 2009 una quota pari al 73% del valore di filiera, mentre rappresentava il 68% nel 2000.

Per quanto riguarda i prodotti destinati alla trasformazione, la tendenza è ancora più accentuata. La quota agricola del valore della produzione è passata dal 8,5% del 2000 al 6% del 2009. Redditività in calo anche la parte industriale che passa dal 45,8% al 42,2%. I margini della distribuzione passano invece dal 39 al 42%.

L’agricoltura appare quindi sempre più povera. Secondo i dati Eurostat, a valori correnti, il reddito netto dell’imprenditore agricolo è calato nell’ultimo decennio del 68%. Se si considerano i contributi comunitari la contrazione è del 47%.

Nonostante il buon andamento dell’export, (+4,2% nei primi cinque mesi del 2012), l’incidenza delle vendite oltreconfine dei prodotti agroalimentari è dell’11,4% e del 17,8% sul fatturato dell’industria. Una quota nettamente inferiore alla media comunitaria e ai competitor europei. (PF)

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