Roma – “Secondo quanto risulta a Unione italiana vini (Uiv), il ministero dell’Economia ha ritirato le norme relative ai vini dealcolati recentemente inserite nella proposta di decreto legislativo in materia di accise. Ora, superato l’impasse, per Uiv è necessario che il ministero dell’Agricoltura approvi al più presto il decreto tenendo conto degli elementi principali già discussi con la filiera”.
È quando si legge sul sito di Unione italiana vini, in relazione all’inserimento, nel Decreto accise, di novità riguardo all’apertura dell’Italia alla produzione di vini dealcolati (leggi qui), a quanto pare ora ritirate dal Mef. Tra gli elementi discussi con la filiera, spiega Uiv, ci sarebbero “il processo di dealcolizzazione che dovrà avvenire in locali appositamente dedicati; il divieto della pratica per i vini Dop/Igp; considerare la soluzione idroalcolica residua (acqua di rete, tra il 95% e il 99,9%) come rifiuto e quindi non sottoposta ad accise. Uiv confida che nelle prossime settimane il Masaf possa convocare le organizzazioni per presentare la nuova proposta di decreto”.
L’associazione torna anche sulla spinosa questione del nome da dare a questi prodotti, dopo che solo pochi giorni fa il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva ribadito la sua contrarietà a chiamarli ‘vini’: “Faremo produrre i dealcolati in Italia perché tutto il mondo del vino li vuole ed è d’accordo; quindi noi che rappresentiamo il mondo della produzione ci allineiamo, ma proverò a convincere tutti che questi prodotti non si possono chiamare vino”, aveva dichiarato il titolare del Masaf, come riporta l’Ansa.
Uiv, dal canto suo, “rileva come un Regolamento comunitario sancisca dal 2021 l’obbligo di chiamare questo prodotto ‘vino dealcolizzato’ o ‘parzialmente dealcolizzato’. Le imprese italiane chiedono perciò di poter operare alle stesse condizioni dei competitor europei, applicando la parola ‘vino’ ai dealcolati”.