• Fil/Idf

Ceta, levata di scudi contro lo stop. Agrinsieme: “La mancata ratifica sarebbe un clamoroso autogol”

Milano – “Con il Ceta vengono tutelate ben 41 denominazioni italiane, pari a oltre il 90% del fatturato dell’export nazionale a denominazione d’origine nel mondo. E che, soprattutto, senza questo accordo non godevano di nessuna tutela sui mercati canadesi”. E’ netta la posizione di Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, intorno alla ratifica del Ceta, il trattato di libero scambio con il Canada che sta infiammando il dibattito politico. La missiva di questo raggruppamento, che raccoglie oltre i due terzi del mondo agricolo, saluta con positività la parziale apertura del titolare del Mipaaf, Gian Marco Centinaio, che ha parlato della necessità di una valutazione più approfondita degli effetti del Ceta. Ed è diretta espressamente al governo, cui chiede di “valutare con la dovuta e necessaria attenzione gli effetti derivanti dalla mancata ratifica di un importante accordo con una delle sette grandi economie del mondo. Senza il Ceta non si potrebbe verificare un aumento dei contingenti di export a dazio zero, e quindi una crescita esponenziale delle esportazioni italiane ed europee, e non si arriverebbe a una maggiore tutela per le produzioni agroalimentari nazionali, le cui denominazioni, al contrario, potrebbero essere liberamente usate dai canadesi”. L’importanza del Ceta sta nel riconoscimento del principio delle indicazioni geografiche e del loro legame con il territorio che, frutto di trattative e mediazioni, non può essere considerato una totale vittoria. Sembra pensarla così anche Nicola Bertinelli, presidente di Coldiretti Parma e del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che ha sempre difeso il Ceta. E tuttavia, precisa, al quotidiano la Repubblica: “il Ceta sembrava rappresentare per i formaggi a denominazione un aumento delle quote esportabili, ma queste quote andavano meglio gestite. Senza gestione, la tutela diminuisce e si amplia la presenza di imitazioni e Parmesan”. Per contro, Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio del Grana Padano, non ha dubbi: “Il Ceta a approvato per evitare che si torni a una situazione in cui tutti fanno quello che vogliono. Con il trattato è stato introdotto il principio, mai accettato prima dai paesi anglosassoni, delle indicazioni geografiche: il marchio non può essere utilizzato se si è al di fuori del consorzio”. Anche Assolatte, attraverso le parole del presiedete Giuseppe Ambrosi, si è espressa duramente sull’annuncio della mancata ratifica: “E’ una follia. Come tutti gli accordi è un compromesso e non è perfetto, ma nel tempo si può aggiustare e migliorare: è il fronte su cui siamo impegnati. Ma cancellare otto anni di lavoro che hanno portato al riconoscimento di 11 dei nostri formaggi Dop e Igp più importanti, all’abbattimento delle barriere e all’azzeramento di dazi è un nonsense”.

Torna in cima