Bevande analcoliche. Assobibe teme l’impatto di plastic e sugar tax sul comparto. Pierini: “È insostenibile”

2021-04-19T13:39:17+02:0019 Aprile 2021 - 13:39|Categorie: Beverage|Tag: , , , , , , , |

Roma – “La tassazione non è la via migliore per incentivare i consumi e la ripresa del Paese”. Così  Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe (l’associazione di Confindustria che rappresenta l’industria delle bevande analcoliche in Italia) si schiera contro sugar e plastic tax, le due imposte che dovrebbero entrare in vigore rispettivamente il 1° gennaio 2022 e il 1° luglio 2021. E che – avverte Pierini – “produrranno ulteriori contrazioni della domanda del 10% danneggiando ulteriormente la filiera”. Nello specifico, il presidente imputa alla sugar tax un aumento medio del 28% della pressione fiscale sulle aziende per ogni litro prodotto in Italia. Alla plastic tax, invece, incrimina un doppio rincaro per i costi di approvvigionamento della plastica. “È insostenibile”, prosegue Pierini, “in un momento in cui il potere di acquisto dei cittadini è diminuito e la pressione fiscale è alle stelle”. Un’ennesima sferzata, dunque, per un settore “in recessione da dieci anni e in più colpito pesantemente dalle restrizioni attuate sul canale Horeca causa Covid-19 che hanno determinato perdite del 40% sul fatturato”, spiega Pierini. Che fa luce su uno scenario complicato: “Anche nel 2021 il trend rimane negativo, con una contrazione a marzo 2021 del 57%”. E riguardo alla sugar tax, il presidente mette in evidenza alcune criticità, anche in paragone agli altri Paesi in cui è già applicata. “Nel Regno Unito l’imposta è progressiva: ovvero, più zucchero c’è nel prodotto più aumenta il balzello”. Non è tutto. Pierini, infatti, denuncia anche il fatto che “la tassa è tarata sui prezzi al consumo quando le nostre aziende vendono i loro prodotti a baristi, ristoratori o supermercati ma non al consumatore”. Altro tasto dolente, secondo il presidente di Assobibe, è che “la sugar tax presuppone il pagamento al momento della vendita, questo significa che l’impresa deve pagare l’imposta quando cede il prodotto al grossista. Peccato che quest’ultimo può pagare a 30, 60 o 90 giorni”.

 

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