Carlo Petrini (Slow Food) difende l’agricoltura biodinamica. Osteggiata da alcuni scienziati e considerata una ‘pratica esoterica’

2021-06-16T11:42:57+02:0016 Giugno 2021 - 11:42|Categorie: Bio, in evidenza, Mercato|Tag: , , , |

Roma – “Conosco personalmente molti produttori italiani, europei e di altre parti del mondo che hanno fatto dell’agricoltura biodinamica il faro delle loro scelte produttive. Definirla una pratica esoterica o un’aberrazione normativa da ciarlatani mi sembra un giudizio pressapochista e sintomo di non conoscenza”. Così Carlo Petrini, fondatore dell’associazione Slow Food, in un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa, difende a spada tratta l’agricoltura biodinamica e denuncia una diversità di trattamento fra chi effettua coltivazioni bio e coloro che lavorano nell’agricoltura ‘classica’. In particolare, sottolinea la visione arcaica che ancora molti hanno nei confronti del mondo agricolo. Nel disegno di legge approvato lo scorso 20 maggio in Senato, infatti, dovevano essere introdotte una serie di norme importanti a difesa del settore. Ma dopo il polverone mediatico sollevato da queste accuse, si teme che la Camera stravolga il testo di legge, allungando ulteriormente un riconoscimento normativo atteso da più di 15 anni. “Mi chiedo in quale mondo vivano gli scienziati anti-biologico e biodinamico, quando affermano che l’interesse nazionale sia ancora l’aumento della produttività. In una società dove il sistema alimentare inquina, spreca e ammala, mi sembra molto chiaro che la prerogativa non è più produrre di più con meno, ma meglio”, incalza Petrini. Secondo il fondatore di Slow Food si ha bisogno di pratiche “rigenerative non energivore o depauperanti”, e di etichette trasparenti che spieghino nel dettaglio come il cibo è stato coltivato e con quali sostanze. Quindi Petrini aggiunge: “Strano che chi coltiva in modo naturale è sottoposto a controlli e lo deve dichiarare, mentre chi usa chimica a manetta non è soggetto a nessuna verifica”. E conclude: “È il lavoro contadino che sfama il mondo, e non la scienza, che deve quindi essere supporto e non egemonia”.

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