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Cibus-Tuttofood: la chiudiamo o no?

2022-09-09T12:41:31+02:009 Settembre 2022 - 12:10|Categorie: Aperture del venerdì, Fiere, in evidenza|Tag: , , , |

Ancora incerto l’accordo tra Fiere di Parma e Fiera Milano. L’operazione, che dovrebbe dare vita a una nuova grande piattaforma europea, è bloccata da alcuni veti incrociati. Ma le aziende sono stufe di aspettare…

Di Angelo Frigerio

Cibus-Tuttofood: è (quasi) fatta. Così titolavo il mio pezzo sull’accordo tra Fiere di Parma e Fiera Milano, pubblicato sui nostri media in giugno. Eravamo a un passo dalla messa a regime di un progetto di fusione tra le due maggiori fiere dell’agroalimentare italiano: Cibus, il salone internazionale del made in Italy promosso da Parma, e Tuttofood, l’appuntamento organizzato da Milano.

C’era stato un comunicato stampa ufficiale rilasciato proprio dal Cda di Fiera Milano lo scorso 20 maggio. Le trattative tra i due operatori avrebbero portato alla realizzazione di una nuova piattaforma fieristica europea nel comparto agroalimentare. In particolare, spiegava il comunicato stampa, “le parti si pongono l’obiettivo di creare una nuova piattaforma fieristica multipolare costituita da Cibus Parma, evento iconico per il made in Italy alimentare e i suoi territori, e da ‘Tuttofood powered by Cibus’ a Milano dove potrà accogliere una platea espositiva internazionale e quindi diventare hub globale del Food & Beverage”. Due diverse manifestazioni, dunque, che grazie alle sinergie tra Fiera Milano, Fiere di Parma e Federalimentare (che possiede il 50% di Cibus), “saranno in grado di specializzare il proprio posizionamento offrendo un supporto strategico e permanente al made in Italy agroalimentare e, in generale, al sistema Italia”.

La creazione del nuovo polo fieristico sarebbe stata resa possibile dalla sottoscrizione di un aumento di capitale di Fiere di Parma riservato a Fiera Milano, “da liberarsi – prosegue la nota stampa – mediante il conferimento del ramo d’azienda di Fiera Milano relativo alla manifestazione ‘Tuttofood’, primario evento espositivo nel settore agroalimentare organizzato a Milano presso il quartiere di Rho. L’Operazione prevedrebbe altresì la sottoscrizione di accordi relativi alla governance di Fiere di Parma”. La sinergia tra le due società permetterà infine al sistema fieristico italiano di incrementare le proprie quote di mercato a livello internazionale.

Tutto bene, tutto bello. Invece no: qualcuno, sia a Milano sia a Parma, ha posto il veto. “Aspettiamo. Verifichiamo. Andiamoci cauti”: il traccheggiamento sta tutto in queste parole, pronunciate da chi si è sentito escluso dalle trattative ma che ha ancora il potere di veto sull’accordo. Evito di fare nomi e cognomi, ma sappiano questi signori che non esiterò a farlo nel momento in cui questa operazione dovesse chiudersi con un nulla di fatto. Parliamoci chiaro: l’accordo rappresenta un fulgido esempio di come fare sistema. Si tratta di un’occasione più unica che rara per riportare il nostro Paese in prima fila nelle manifestazioni internazionali. Metterebbe il turbo alle nostre esportazioni, collocando Milano, in collaborazione con Parma, fra le mete più ambite nei viaggi di lavoro dei buyer internazionali nel settore agroalimentare. Invece qualcuno mette i bastoni fra le ruote.

Un peccato mortale. Soprattutto oggi, in una situazione di mercato qual è quella attuale. Fra poco le aziende faranno il budget marketing. Devono sapere dove mettere quei pochi soldi che rimangono dopo aver pagato la materia prima, il gas e l’energia elettrica. Vorrebbero puntare sulle fiere. Ma domina l’incertezza. Vado a Sial (Parigi, 15-19 ottobre 2022) o aspetto? E nel 2023: prenoto Cibus Connecting (29-30 marzo) oppure Tuttofood (8-11 maggio)? E ancora: punto su Anuga/Colonia (7-11 ottobre) oppure prenoto il Sial del 2024?

Sembrava fatta fino a prima dell’estate. Soprattutto grazie al lavoro dei due manager: Antonio Cellie (Fiere Parma) e Luca Palermo (Fiera Milano). Il primo da anni inseguiva quello che sembrava un sogno mai realizzato. La sua expertise è nota, come pure le sue qualità di giocatore a tutto campo. Luca Palermo, da due anni alla guida di Fiera Milano, ha portato invece in azienda le sue competenze. Il manager aveva compreso che una manifestazione con un respiro mondiale sul food poteva essere una chiave di volta per rilanciare Fiera Milano.

Fin qui i due protagonisti. Ma alle spalle c’è stato un intenso lavoro per arrivare alla svolta. Un carico da novanta l’aveva messo certamente Carlo Bonomi, presidente di Confindustria e Fiera Milano, che da subito ha compreso le potenzialità dell’operazione. E aveva, di conseguenza, imbarcato Federalimentare che, lo ricordo, possiede il 50% delle quote di Cibus. Non solo, aveva convinto la politica che la strada dell’asse Milano/Parma sarebbe stato un bene per tutti. Convincendo un recalcitrante, all’inizio, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, che il valore aggiunto dell’operazione avrebbe portato vantaggi a tutti.

Ma oggi è tutto fermo. Tutto bloccato da personaggi in cerca d’autore. Che se ne fottono bellamente delle esigenze dell’agroalimentare italiano e pensano solo ai loro giochini di potere. Basta, non se ne può più. Soprattutto basta con l’incertezza. Se questi signori vogliono far affondare il progetto lo dicano a chiare lettere. E se ne assumano la responsabilità. Oggi più che mai è il tempo della chiarezza e delle scelte. Non si può più aspettare. Tutta la filiera attende con impazienza risposte precise. Entro settembre. Ora o mai più.

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