Parma – Dopo il non formulato di settimana scorsa, e il grande compromesso che ha portato le cosce Dop a 5,80 euro/kg dopo 18 mesi ma ha fatto salire alle stelle altri tagli, continua la battaglia per costringere il primo anello della filiera (il secondo, se vogliamo includere i mangimifici) a riportare il maiale a livelli più sostenibili per macellatori e industrie. Mancando meccanismi di stabilizzazione, e dovendo combattere ogni settimana per pubblicare un bollettino più o meno conveniente verso la propria parte, è normale che in questi momenti i compromessi siano all’ordine del giorno.
Oggi è stata firmata una forbice che recita: 1,895- 1,909 euro/kg per il suino pesante Dop, 1,835/1,849 euro/kg per il Dop inferiore ai 160 kg e 1,657-1,671 euro/kg per il non tutelato. Proviamo a interpretare questi dati. Se vogliamo considerare come attendibile il punto medio tra i due estremi delle forbici, abbiamo un prezzo per il pesante Dop italiano di 1,902 euro/kg, una valutazione che il mercato italiano non vedeva dal 2 febbraio 2023, ben quindici mesi fa. Da lì a un paio di settimane, il maiale avrebbe superato i 2,00 euro/kg stando sopra questa soglia per 61 sedute, fino al 18 aprile scorso.
In particolare, dal 4 aprile a oggi il maiale italiano più costoso è passato da 2,12 euro/kg alla quotazione odierna, perdendo il 10,3% in due mesi e tornando stabilmente a valere meno delle carcasse estere, com’è naturale che sia visto che manca ancora un processo indispensabile per la trasformazione. Di questo passo, con il suino spagnolo stabile a 1,80 euro/kg, è possibile prevedere un ulteriore riduzione del gap con quello che al momento è il secondo vivo più costoso d’Europa. Ora l’industria attende con ansia che calino anche le quotazioni di coppe, pancette e gole, che settimana scorsa hanno sopportato il calo delle cosce Dop.