Da fratelli coltelli a Fratelli d’Italia

Coldiretti, Confagricoltura e Unionfood sotterrano l’ascia di guerra sull’associazione Mediterranea. Decisivo l’intervento del ministro Lollobrigida. Che ha richiamato tutti a convergere su posizioni comuni.

Sembra giunta a un armistizio ma, per due mesi, è stata una guerra senza esclusione di colpi. Combattuta sulle pagine di quotidiani e siti specializzati, ma anche nei ‘fortini’ delle rispettive assemblee e in vari convegni. Stiamo parlando della disfida su Mediterranea, l’associazione presieduta da Massimiliano Giansanti, tra Coldiretti e Filiera Italia da una parte, e Confagricoltura e Unionfood dall’altra. I nodi del contendere sono fondamentalmente due, strettamente collegati: il nome e la composizione. Il richiamo alla dieta mediterranea di un’associazione che comprende anche multinazionali come Nestlé, Mondelez, Unilever e Lactalis ha irritato parecchio i vertici di Coldiretti e Filiera Italia.

Apre il fuoco Luigi Scordamaglia, in un’intervista pubblicata su Il Giornale del 27 maggio: “Bisogna avere il coraggio di fare delle scelte. Non si può dire di rappresentare al tempo stesso le grandi multinazionali globali che hanno la loro forza in prodotti omologati, con identico sapore e gusto, in tutte le parti del mondo, e aziende che, piccole o grandi, rappresentano la distintività e la tipicità italiana”.

Ettore Prandini, il 7 giugno, schiera l’artiglieria pesante: “Nell’inganno del nome c’è un tentativo di andare a destabilizzare e demolire ciò che noi abbiamo cercato di difendere, ovvero la dieta mediterranea”. Sempre il presidente di Coldiretti, nel corso di un convegno al ministero della Salute, sottolinea che attaccando Confagricoltura sta dando una nuova visibilità all’associazione, perché “era sparita”.

E poi il segretario generale Vincenzo Gesmundo spara la bomba all’assemblea di Coldiretti, il 19 luglio: “Dentro questo tipo di vicenda si passa dal Mulino Bianco al Golpe Bianco. Quello che stiamo vedendo è un golpe”.

Naturalmente il presidente di Mediterranea non resta a guardare. Anche perché Gesmundo arriva a minacciare il boicottaggio della possibile candidatura dello stesso Giansanti al vertice del Copa Cogeca: “Ci manca pure che la rappresentanza delle associazioni agricole europee finisca nelle fauci fameliche di questi grandi colossi del food. Non lo permetteremo”.

Pur non entrando nel merito della candidatura, Giansanti mette i puntini sulle i in occasione dell’assemblea di Confagricoltura: “Ci chiamiamo Mediterranea non perché parliamo di dieta mediterranea, ma perché vogliamo far emergere la vocazione mediterranea delle nostre imprese all’interno della quale l’Italia ha un ruolo di leadership. […] Mediterranea non nasce per promuovere, come qualcuno scrive, la dieta mediterranea a vantaggio di qualcuno o a esclusione di altri; nasce per costruire filiere che possano permettere all’industria del Paese di creare una maggiore quota di produzione dei beni dell’agricoltura nazionale”.

In prima fila nelle varie assemblee c’è anche il ministro Lollobrigida, senza mai prendere posizione. Ma il 26 luglio esce allo scoperto e convoca i vertici di Unionfood, Coldiretti e Confagricoltura. “Sono soddisfatto del risultato dell’incontro che ha visto la espressa volontà di ritrovare le ragioni del confronto”, spiega. “Le parti si sono impegnate a rimuovere le criticità formali e lavorare per convergere su posizioni comuni anche attraverso un tavolo permanente per risolvere problemi e programmare quanto utile al Sistema Italia”.

Per “criticità formali” si intende con ogni probabilità il cambio del nome Mediterranea e, come controparte, Coldiretti si impegnerebbe a sostenere Giansanti alla guida del Copa Cogeca, di cui è vicepresidente. Un accordo a tutto vantaggio del Sistema-Italia. Per ora Mediterranea non conferma né smentisce. Ma proprio nei giorni scorsi Stefano Pisani, sindaco di Pollica (Salerno) vicino a Coldiretti, dava per acquisito il cambio di denominazione: “Apprendiamo con grande soddisfazione della decisione di cambiare il nome dell’associazione Mediterranea”. Tutto bene dunque? Pare di sì, sempre che quella di Coldiretti non sia una mefistofelica strategia per bruciare il nome di Giansanti: far circolare le candidature troppo presto porta male, si sa…

 

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