ESCLUSIVO – Cereali: per Maurizio Bocchi, broker, sarà sempre peggio

2012-10-30T16:25:14+01:0024 Settembre 2012 - 11:30|Categorie: Mercato|Tag: , , , , |

“Solo poche persone, al mondo, capiscono qualcosa del mercato dei cereali. Anzi, mi correggo: pochissime”. A parlare è Maurizio Bocchi, da oltre trent’anni broker internazionale del settore dei cereali. Uno tra i massimi esperti in Italia di questo mercato. Che, nell’ultimo decennio, ha attraversato cambiamenti epocali. “Basti dire che, quando ho iniziato, i miei clienti erano circa 2mila. Oggi sono al massimo cinque”. Per quel che riguarda il presente Bocchi afferma: “Il 2012 è un anno che passerà alla storia per gli eventi climatici negativi che hanno colpito il mondo, ad ogni latitudine. E’, ad esempio, l’anno più siccitoso dell’ultimo cinquantennio. E questo è il primo problema, che incide ovviamente sulle quantità prodotte. Ma le questioni sono tante. Non va dimenticato che si tratta di mercati fisiologicamente speculativi. Fattore a cui si sommano la crescita dei paesi cosiddetti emergenti e anche politiche poco lungimiranti in tema di energie rinnovabili. Insomma, per farla breve, la domanda è in costante aumento mentre la produzione risulta in calo”. Quindi, le condizioni climatiche avverse non sono l’unica causa dell’andamento altalenante dei prezzi dei cereali. C’è anche la speculazione: “La speculazione c’è ed incide, anche se nessuno lo dice. Ma è un fenomeno che, in tutte le borse, occorre dare per scontato. Comprare e vendere mentre l’industria ‘dorme’, come accade, è speculazione. E poi sono le grosse multinazionali come Dreyfus, Bunge e Noble a governare il mercato e i prezzi. Il meccanismo è molto semplice: si comprano enormi quantità di cereali, fino a farne lievitare il prezzo. Raggiunto il punto di rottura, l’operatore comincia a vendere. E la speculazione è fatta. Le quotazioni, in questo modo, oscillano vertiginosamente”. Quali sono quindi le armi a disposizione dei produttori del comparto alimentare? “L’estrema volatilità e l’impennata dei prezzi sono un grave problema per i produttori. Che possono andare a letto con una quotazione a 100. E al risveglio trovarla a 130. Quindi fare previsioni dettagliate è impossibile. La domanda che occorre farsi è questa: quanto possono resistere i produttori, e di conseguenza i consumatori, all’aumento dei prezzi? Dove possono ottenere le aziende, in questa fase di credit crunch, i soldi necessari per far fronte ad aumenti del 30%? Come si vede, quindi, la questione è ormai di natura squisitamente finanziaria e non più agricola”. Quindi come andrà a finire?Guardando il quadro attuale direi male, sempre peggio. I consumi sono destinati a salire, quindi anche i prezzi, ma non è ipotizzabile che altrettanto possa fare la produzione di cereali. La verità è che stiamo marciando spediti verso una nuova grande carestia”. (NC)

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