Il nemico in casa (1): il nuovo attacco di Report al mondo del vino

Milano – Report torna a parlare di vino. Lo ha fatto ieri sera, con una nuova inchiesta realizzata da Emenuele Bellano, già autore di Piccoli Chimici, il servizio andato in onda lo scorso 17 dicembre (leggi qui). La prima inchiesta aveva portato a un’alzata di scudi del mondo produttivo e politico, dove a esprimersi sulla vicenda era stato lo stesso ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Il nuovo servizio di Report parte proprio dalle parole allora pronunciate da Lollobrigida: “Abbiamo qualche nemico in casa”. “I nemici saremmo noi”, afferma a questo punto Sigfrido Ranucci, che racconta di come il ministro si fosse infuriato con Report, a dicembre, per aver raccontato di certe pratiche della produzione vinicola. “Noi abbiamo fatto ammenda, abbiamo studiato il caso, e siamo andati anche a cercare esempi virtuosi come ci ha consigliato il ministro e ve li mostreremo, ma abbiamo anche individuato il nemico, e non è in casa nostra, ma nella loro”.

L’intervistato speciale di questa seconda inchiesta è nientemeno che Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi e responsabile tecnico di oltre 100 cantine nel mondo. “Cos’è il vino?”, dice Cotarella. “Il vino è il frutto dell’uva ma opera dell’uomo. La natura ci ha dato l’uva, un frutto buonissimo, per due scopi: per mangiarla o per trasformarla in un prodotto chiamato aceto. Se vogliamo produrre vino dobbiamo deviare il percorso naturale. E lì interviene l’uomo con la scienza, con l’esperienza, non il fai da te. Sono state dette cose inesatte. Che il Mosto concentrato rettificato è una sofisticazione. La gelatina? Presentata come fosse peste. La bentonite? È usata nei succhi di frutta… perché criminalizzare un prodotto che è permesso dalla legge?”.

Il cuore di questa puntata di Report è la contrapposizione tra due mondi: quello dei “grandi imbottigliatori”, che spinti dalla necessità di fare tanti volumi non si farebbero scrupoli, secondo la trasmissione, nel far ricorso a pratiche fraudolente per ottenere vini “standardizzati” commissionati delle catene della Grande distribuzione. Dall’altro, ci sarebbero i piccoli produttori, che “rinunciano all’avidità nel rispetto dell’agricoltura” e quindi non usano pesticidi o concimi chimici, scelgono solo lieviti naturali e non correggono il grado alcolico, ottenendo vini diversi a seconda delle annate.

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