La Cina impone dazi sulla carne suina europea. Crollerà il costo della materia prima?

2025-09-19T10:49:00+02:0019 Settembre 2025 - 12:35|Categorie: Carni, in evidenza, Salumi|Tag: , , , , |

Pechino picchia duro sul maiale made in Ue. Con tariffe che possono arrivare al 62,4%. Le possibili ripercussioni. E il precedente, al contrario, del 2018…

Di Angelo Frigerio

La notizia arriva in redazione l’8 settembre: la Cina annuncia dazi fino al 62% sulla carne suina europea. Un’autentica bomba che nasce da una ritorsione nei confronti del presidente degli Usa Trump e, in parallelo, della Ue. “Ci opponiamo con forza alla pratica di trascinare costantemente la Cina nella questione della guerra in Ucraina e all’imposizione della pressione economica“. Così ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, come si legge sul Quotidiano nazionale.

Il riferimento è alla posizione di Donald Trump, che ha chiesto all’Ue di non comprare petrolio dalla Russia. Ogni barile acquistato, secondo il tycoon, sosterrebbe lo sforzo bellico del Cremlino. Perciò gli Usa auspicano che l’Ue faccia pressioni economiche sulla Cina, accusata di sostenere la Russia. La reazione di Pechino non si è fatta attendere: ha stabilito “in via preliminare” che le importazioni di carne suina e derivati dell’Ue costituiscono dumping, tramite la vendita di beni a un prezzo inferiore rispetto al mercato. E ha imposto, a partire dal 10 settembre, una serie di tariffe provvisorie, comprese tra il 15,6% e il 62,4%, sotto forma di deposito cauzionale versato dagli importatori.

“Il dumping dei prodotti”, ha sottolineato il ministero del Commercio cinese, “rappresenta una minaccia reale di danno per l’industria nazionale della carne suina”. Ha replicato Olof Gill, portavoce della Commissione europea: “Un’indagine basata su accuse discutibili e prove insufficienti e non in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Studieremo i dettagli e decideremo i prossimi passi, ma posso assicurare che adotteremo tutte le misure necessarie per difendere i nostri produttori e l’industria”.

Fatto sta che oggi le misure sono in vigore e non si sa quanto dureranno. Si tratta di una situazione che ricorda, al contrario, quello che successe in Cina nel 2018. Nell’agosto di quell’anno venne segnalata, per la prima volta nel paese, la presenza della Psa, la peste suina. In breve tempo il virus si diffuse su vaste aree del paese, interessando numerose province, causando decimazioni del bestiame e serie difficoltà per un settore produttivo centrale nell’agricoltura cinese. Stiamo parlando di milioni di capi abbattuti. Devastata dalla peste suina, la Cina si scatenò alla ricerca di approvvigionamenti di carne di maiale. E si rivolse anche agli Usa.

Il governo, nel 2019, dovette attingere alle riserve strategiche per calmierare il mercato. Il prezzo della carne suina salì, solo ad agosto, del 46%. Vale la pena ricordare che il suino rappresenta il 60% del consumo di proteine dei cinesi. Come mossa strategica il governo di Pechino chiese agli americani una tregua sui dazi per importare la carne dal Nuovo Continente. Trump, che aveva rinviato di 15 giorni i dazi da 12 miliardi di dollari sulle merci cinesi, siglò un accordo temporaneo. I cinesi, intanto, avevano già sospeso i dazi su una ventina di prodotti made in Usa. In Europa la situazione divenne drammatica in quanto gli emissari del governo cinese acquistavano tutta la carne di maiale a qualsiasi prezzo provocando una crescita esponenziale del costo della materia prima.

Ricordo ancora un’affollatissima assemblea organizzata dalla nostra casa editrice e da Assica, l’associazione che raggruppa l’industria delle carni suine. Erano presenti tutte le istituzioni, fra cui il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Era il 26 novembre 2019 e oltre 300 fra allevatori e industriali affollavano una sala di Fiera Milano. La discussione fu ampia e dettagliata. Quell’evento segnò una svolta nella situazione. Il governo cinese corse rapidamente ai ripari e, oltre a operare su altri mercati s’inventò gli allevamenti in condominio. Costruì dei veri e propri palazzi, a più piani, dove vengono stivati centinaia di migliaia di maiali in una situazione completamente asettica, senza possibilità di scambi con l’esterno. Poi arrivò il Covid. Ma questa è un’altra storia…

Oggi la situazione è l’esatto contrario. Da una parte c’è la Cina che, con questi dazi, limiterà di fatto le importazioni dall’Europa. Verranno colpiti, e pesantemente, gli allevamenti spagnoli e danesi che, da sempre, la riforniscono di carne. È dunque ragionevole prevedere un surplus di prodotto sul mercato europeo con una conseguente diminuzione dei prezzi della materia prima. Di quanto? Tutto dipenderà da vari fattori. Di certo gli allevatori, che finora hanno brindato con Champagne, forse saranno costretti a limitarsi al ‘vino della casa’.

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