Di Luigi Rubinelli
Il legame intrinseco tra benessere, sia fisico che mentale, e alimentazione consapevole – la cosiddetta “mindful eating” – sta catturando l’interesse di un numero sempre maggiore di italiani. Negli ultimi anni, si è assistito a una trasformazione significativa nel modo in cui i consumatori approcciano il momento del pasto, ormai percepito non più soltanto come un mero atto nutritivo, ma come una vera e propria esperienza di benessere.
Questo cambio di mentalità si traduce in un approccio all’alimentazione più attento e selettivo, orientato verso prodotti che non solo soddisfano il palato, ma che rispondano anche a un’esigenza più profonda di equilibrio e armonia interiore. Con una sensibilità maggiore della media dei consumatori europei al tema del benessere a tavola, gli italiani sembrano riscoprire, con rinnovato fervore, l’antico principio dei loro avi latini, ‘Mens sana in corpore sano’, come un faro guida nel loro cammino verso uno stile di vita più sano e consapevole.
Per gli italiani un alimento o una bevanda è considerato benefico per la salute e il benessere psicofisico quando risponde a due criteri distinti, ma complementari. Secondo l’indagine dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo curata da Nomisma, “healthy” è sinonimo di “free from,” ossia privo o con una riduzione significativa di ingredienti ritenuti dannosi, primo su tutti lo zucchero, che si conferma il principale nemico degli italiani. D’altro lato, un alimento è considerato salutare quando è arricchito con specifici ingredienti che hanno effetti benefici sul corpo e sulla mente, quali antiossidanti, fibre e vitamine.
Cibo oltre l’alimentazione
L’interesse crescente degli italiani per i prodotti salutistici si riflette chiaramente nelle loro abitudini di spesa. In quest’ottica, non sorprende che i principali trend di consumo dell’anno siano dominati da panieri di prodotti ascrivibili all’area del salutistico e del benessere. Oltre tre quarti degli italiani, difatti, scelgono settimanalmente alimenti ricchi di sostanze benefiche, mentre oltre sei consumatori su dieci optano regolarmente per prodotti “free from”; parallelamente, anche i prodotti proteici e sostitutivi dei pasti, così come quelli vegani o vegetali, stanno guadagnando terreno.
In un tale paradigma, in cui il cibo non è solo nutrimento ma diviene elemento chiave per il raggiungimento di un equilibrio psicofisico completo, gli italiani riscoprono interesse verso i prodotti biologici, considerati una scelta consapevole che coniuga qualità, sicurezza alimentare e rispetto per l’ecosistema. Oggi, secondo la consumer survey “Idee di futuro” realizzata dall’Ufficio Studi Coop in collaborazione con Nomisma, in Italia sono 4,8 milioni gli italiani che seguono uno stile alimentare prevalentemente biologico, e 9,6 milioni quelli intenzionati ad aumentare l’acquisto di prodotti biologici in futuro.
Il maggior interesse verso questi alimenti si riflette anche nell’incremento significativo del mercato interno italiano, trainato dalla crescita dei consumi domestici di prodotti biologici. Secondo quanto rilevato da NielsenIQ, dopo un 2023 che ha visto il biologico raggiungere quota 2,3 miliardi di giro d’affari, anche i primi sette mesi del 2024 hanno mostrato segnali di crescita, con gli acquisti di prodotti biologici nella distribuzione moderna che hanno raggiunto 1,2 miliardi di euro, crescendo del +3,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche i volumi sono tornati a crescere (+3% nei primi sette mesi del 2024), risollevandosi dalla leggera flessione dell’anno passato. Dopo gli specialisti drug, è il discount il canale a mostrare la performance migliore di vendite bio, seguito da super e ipermercati.
Italia campione di biologico
È grazie alla crescita significativa di superfici agricole, operatori ed export che l’Italia ha consolidato la sua leadership globale nel settore biologico. Con oltre 2,3 milioni di ettari destinati all’agricoltura biologica, pari al 19% del totale delle superfici agricole, il Paese supera di gran lunga la media europea del 12% e si avvicina all’obiettivo del 25% fissato dalla Strategia Farm to Fork per il 2030. Questo primato è ulteriormente consolidato dal numero elevato di produttori biologici, che pone l’Italia ai vertici internazionali del settore, e dalla crescita dell’export, che nel 2023 ha segnato un aumento dell’8%.
Il ritorno al biologico riflette una rinnovata consapevolezza riguardo a fattori fondamentali come la salute personale, il benessere animale e l’impatto ambientale delle scelte alimentari. In un simile contesto, non stupisce la crescente tendenza mostrata dagli italiani a ridurre il consumo di carne, un fenomeno che, un tempo confinato a una ristretta cerchia di consumatori particolarmente attenti alla dieta, coinvolge oggi un numero sempre maggiore di individui.
Recenti dati provenienti dallo Smart Protein survey, finanziato dall’Unione Europea, evidenziano un cambiamento sostanziale nei comportamenti alimentari: nel 2023, oltre la metà della popolazione europea ha dichiarato di aver diminuito il consumo di carne, con l’Italia che emerge come uno dei leader in questa evoluzione, posizionandosi al pari di Germania e Francia.
E non sembra trattarsi di un trend transitorio. Secondo l’indagine “Idee di futuro” realizzata dall’Ufficio Studi Coop in collaborazione con Nomisma, per più di un connazionale su cinque il consumo ridotto o assente di carne è diventato un elemento centrale della propria identità alimentare. Oltre che ad ambizioni salutistiche, il fenomeno è strettamente connesso alla crescente preoccupazione per l’ambiente e la crisi climatica. Sono 14 milioni gli italiani disposti a ridurre il consumo di carne come misura per contribuire alla diminuzione dell’inquinamento, ed in tal senso i più motivati sono i giovani. Le implicazioni di queste scelte sono destinate ad influenzare profondamente l’intero settore alimentare, orientandolo a rispondere alle crescenti pressioni ambientali e alle esigenze di sostenibilità dettate da consumatori sempre più informati e consapevoli.
Fonte: Coop, NielsenIQ e Nomisma