Osservatorio Centromarca: rallentano le vendite e cresce la preoccupazione

2022-04-13T16:04:14+02:0013 Aprile 2022 - 16:04|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: |

Milano – L’ultima edizione dell’Osservatorio Congiunturale Centromarca, redatto semestralmente in collaborazione con Ref Ricerche, evidenzia il rallentamento delle vendite, la crescita dei costi di produzione, la riduzione della spesa per i beni di consumo. A rispondere alla survey, i manager di circa 200 industrie di Marca alimentari e non alimentari aderenti all’associazione. Se si guarda agli ultimi tre mesi (gennaio/marzo 2022) il 48% dei manager intervistati dichiara che le vendite sono “aumentate/molto aumentate”. Si tratta di un dato nettamente inferiore al 60% della rilevazione precedente (settembre 2021). Resta costante (24%) la percentuale di coloro che non riscontrano particolari variazioni. Le previsioni sulle vendite dei prossimi sei mesi registrano un ridimensionamento: solo per il 33% degli intervistati “aumenteranno”, contro il 43% registrato a settembre 2021.

L’Industria di marca guarda con preoccupazione alla crescita dei costi unitari di produzione, determinata dalle forti tensioni presenti nei mercati delle commodities. Tutti i manager (98%) indicano una dinamica di crescita superiore al 2%. Rincari superiori al 5% sono attesi per energia (49% delle aziende), materie prime (47%), imballaggi (46%) e trasporti (40%). Per il 65% dei rispondenti il prezzo dell’energia continuerà ad aumentare.

Sebbene il 58% dei manager segnali incrementi nei prezzi al di sopra del 2%, il 39% dichiara di averli mantenuti invariati. Tenendo conto della dinamica dei costi e delle prospettive dei ricavi, il 46% delle aziende ipotizza una contrazione dei profitti oltre il 4%, il 47% prevede sostanziale stabilità e il 7% una loro crescita superiore al 4%. Per quanto riguarda la dinamica della domanda – dati l’andamento dell’inflazione e il quadro economico – il 77% degli intervistati indica che nel 2022 i consumatori ridurranno la spesa in beni di consumo, mentre il 21% ritiene che i livelli rimarranno stabili.

 

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