Quel parco non vale più un Fico

2020-08-26T09:36:06+02:0021 Agosto 2020 - 12:47|Categorie: Mercato|Tag: |

Fatturato 2019 in calo. Con una perdita d’esercizio di oltre tre milioni di euro. Una consistente diminuzione dei visitatori. E una situazione post lockdown drammatica. E’ crisi nera per la grande Fabbrica Italiana Contadina di Bologna

Un fatturato di 34 milioni di euro, in calo del 20% rispetto all’anno precedente; una perdita d’esercizio pari a 3,14 milioni di euro; una consistente diminuzione dei visitatori: sono i numeri impietosi del bilancio 2019 di Fico. La grande Fabbrica Italiana Contadina di Bologna soffre e il lockdown le ha assestato una sberla da ko.

Fico era nato dalla fervida mente di Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, supportato da Coop Alleanza 3.0 e dalla politica locale. L’idea era di creare un grande polo dell’alimentazione. Per mostrare, a italiani e turisti, le eccellenze dell’agroalimentare nazionale. 140 milioni di euro spesi, 100mila mq di superficie e 40 fabbriche, cioè 40 aziende presenti, con stand e spazi per corsi, degustazioni, ristorazione e produzione. E poi orti, animali, eventi culturali, giostre tematiche.

La cerimonia di apertura si era svolta il 15 novembre 2017. L’obiettivo dichiarato – a regime, cioè a tre anni dall’apertura – era di sei milioni di visitatori, mentre quello del primo anno di attività era di circa tre milioni. Siamo nel 2020 e nessuno è stato centrato.

Come spiega bene la relazione di Tiziana Primori, amministratore delegato di Eatalyworld srl, la società che gestisce il parco gastronomico, sul bilancio 2019. Fico ha archiviato perdite nette di esercizio pari a 3,14 milioni, che vanno a confrontarsi con il mini utile di 19mila euro dell’anno prima. Il valore della produzione è invece calato a 34,31 milioni dai 42,59 milioni del 2018, mentre il margine operativo lordo nel 2019 è risultato negativo per 4,34 milioni, in peggioramento dal “rosso” di 3,13 milioni dell’esercizio precedente. Scrive Tiziana Primori: “Il secondo anno di attività ha visto una graduale diminuzione dei visitatori, che si sono assestati a poco più di un milione e 600mila (paganti) a fine 2019”.

I numeri, oltre ad essere impietosi, raccontano poi di una difficoltà oggettiva del parco. Lo dice la stessa Ad: “I dati mettono in luce la difficoltà di attrarre più visitatori e quindi di raggiungere i risultati economici attesi… il parco non ha una vera e propria identità: è spesso percepito dai visitatori come un centro commerciale con vendita e somministrazione di prodotti alimentari”.

Se n’erano accorti anche prima. Ed erano corsi ai ripari, dapprima assumendo l’ex direttore marketing di Disneyland Paris e poi coinvolgendo una società, la Zamperla, attiva nella costruzione di parchi a tema. E’ nato così, all’interno di Fico, Luna Farm: un’area dedicata ai bambini con attrazioni di vario genere e tipo.

Tutto inutile. La Fabbrica piange. L’abbiamo visitata per bene tre volte nel 2018: il 13 febbraio, il 6 giugno, il 30 agosto. E due volte quest’anno: il 20 febbraio (prima del lockdown) e il 23 luglio. Purtroppo il ritornello è sempre stato lo stesso: visitatori che latitano, ristoranti vuoti, prezzi troppo elevati.

Ma è proprio la visita del 23 luglio la più drammatica. Il lockdown pare abbia assestato il colpo di grazia al parco. Lo si vede subito dalla polvere e dalle ragnatele delle biciclette che avrebbero dovuto essere usate dai visitatori. I parcheggi sono semivuoti, come pure i corridoi e il punto vendita. Sono le 13.00 quando entriamo e subito l’impressione è di un grande vuoto. Uno dei primi ristoranti che troviamo è L’osteria del fritto di Pasquale e Gaetano Torrente: nessuno in cucina, nessuno ai tavoli. Nessuno anche alla Focacceria. Al Mare di Guido, finalmente troviamo qualcuno, saranno in quattro. Ma non sarà per le ostriche a 4 euro?

Nessuno alla libreria Coop. Gli stand Amadori e Madeo sono rigorosamente chiusi. Fermi gli impianti della centrale del latte di Granarolo, come pure quelli della mortadella Bologna. La curiosità ci spinge verso Luna Farm, il parco giochi creato all’interno di Fico. Anche qui grande delusione. Le giostre sono ferme. All’interno quattro bambini. Eppure i prezzi sono buoni: in luglio la società che li gestisce ha applicato dei notevoli sconti. Un biglietto da 12 euro è passato a 5.

Il 12 giugno scorso, in occasione dell’assemblea di Eatalyworld srl, i due azionisti Eataly srl e Fico.op srl (società che fa capo ad Alleanza 3.0), rappresentati rispettivamente da Nicola Farinetti, uno dei figli di Oscar, e Mariangela Corrado, hanno approvato i numeri del 2019 e deciso di coprire la perdita quasi per intero con i 2,8 milioni versati a marzo dai soci.

Per ora la storia si chiude qui. Ma la domanda che in molti si pongono è: quanto durerà ancora?

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