Venezia – Calano i consumi delle carni bianche e a risentirne è soprattutto il tacchino. Non solo: “Dopo anni di influenza aviaria, che ha colpito fortemente nel 2021 ed è continuata negli anni successivi, con parecchi focolai rilevati, le aziende sono ancora in forte difficoltà, in quanto hanno lavorato al 50% delle loro possibilità”, sottolinea Diego Zoccante, vicepresidente della sezione di prodotto di Confagricoltura Veneto e presidente di quella veronese, oltre che presidente dell’Ava, Associazione veneta avicoltori.
Diminuiscono gli allevamenti regionali: ne rimangono 392, il 68% dei quali si trova in provincia di Verona. “Anche i consumi sono in calo, almeno del 10%”, continua Zoccante, “mentre i prezzi pagati ai produttori restano invariati nonostante i rincari scattati nella grande distribuzione”. La situazione è ulteriormente complicata dal decreto sulle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli, che entrerà in vigore il primo luglio e che prevede spazi adibiti per le pulcinaie in tutti i capannoni: “Questo significa non solo costi più alti dal punto di vista strutturale, ma anche per la gestione, a cominciare dal riscaldamento”.
Alta la preoccupazione anche per le regole restrittive approvate dall’Ue in materia di emissioni industriali, che hanno incluso gli allevamenti di suini e avicoli: “Mentre noi continuiamo ad essere vessati con regole sempre più stringenti”, conclude Zoccante, “le realtà dei Paesi terzi, con cui ci confrontiamo sul mercato globale, lavorano con costi inferiori e normative molto più permissive, riuscendo perciò ad essere più concorrenziali”.