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Vismara alla luce del Sole

2021-02-05T15:00:13+02:005 Febbraio 2021 - 12:45|Categorie: Carni, in evidenza, Salumi|Tag: , , |

Pierluigi Colombi, Ceo dell’azienda brianzola, illustra i risultati del 2020 in un’intervista al quotidiano di Confindustria. Ma si dimentica alcuni particolari…

Di Angelo Frigerio

Fatturato di 44 milioni di euro, export pari a 13 milioni e un Ebitda di 200mila euro. Sono alcuni dei numeri relativi allo scorso anno snocciolati da Pierluigi Colombi, Ceo di Vismara da dicembre, al Sole 24 Ore. Nell’intervista pubblicata il 4 febbraio, Colombi – in passato manager di Citterio e Pernigotti – sottolinea che l’azienda di Casatenovo (Lecco) ha messo a segno ricavi “oltre le attese, a 44 milioni di euro, il 10% in più rispetto a quanto ipotizzato”. La società del gruppo Ferrarini, sempre secondo Colombi, è riuscita a “efficientare i costi di struttura, gli acquisti e la logistica”. Diversi i progetti in vista: “Grazie ai numeri del 2020 il lavoro di quest’anno sarà meno gravoso, con una necessità di recupero meno forsennata. C’è ad esempio l’idea di lanciare nuove linee di prodotto, così come pensiamo di avviare una collaborazione con uno chef stellato per proporre edizioni limitate o linee gourmet”.

Una bella intervista, quella di Pierluigi Colombi, che però lascia in ombra tutta una serie di questioni. Per dirla come il commissario Montalbano, il Ceo di Vismara “ha cantato una mezza messa”. In primo luogo vale la pena sottolineare che la situazione dell’azienda oggi è assolutamente favorevole rispetto ai competitor. La società è stata completamente risanata, i debiti ai fornitori si pagheranno in 30 anni se va tutto bene, il sito produttivo e gli impianti sono nuovi o quasi, i lavoratori, dopo tanto penare, sono molto motivati.

Con un nota bene: se tutte le aziende si comportassero come quelle gestite dai Ferrarini l’Italia da tempo sarebbe in bancarotta. Ricordo al dottor Colombi i giudizi sull’operato della famiglia da parte del commissario giudiziale Cadoppi: “Operazioni finanziarie avventate”, “disordinati intrecci di garanzie”, “comportamenti finalizzati esclusivamente a rappresentare una situazione falsa”. Che hanno portato a un dissesto, fra Ferrarini e Vismara, ancora oggi difficile da quantificare. 118 milioni di debiti di Vismara che si aggiungono ai 193 del concordato Ferrarini più il resto. Facile parlare di “partenza ottima del piano concordatario”. Vada a raccontarlo ai 1.500 fornitori che da anni aspettano i loro soldi. Soprattutto vada a raccontarlo ai competitor che si trovano oggi sul mercato un’azienda che può sfruttare appieno tutti i vantaggi di un concordato che definire “ridicolo” è dir poco.

Vale la pena aggiungere che oggi la strategia dei Ferrarini è cambiata. Prima tutto veniva indirizzato sull’azienda madre. Oggi invece è Vismara il gioiello da tutelare. Il destino del sito di Reggio Emilia e dell’azienda Ferrarini è tutto da decifrare. La paura che la cordata Bonterre/Opas & Co. possa vincere il “concordato 2” è concreta. Per questo la famiglia sta attuando una strategia atta a preservare il sito produttivo di Casatenovo. Ad esempio, è stato aperto da meno di un anno un reparto per la produzione di prosciutto cotto. Reparto che era stato dismesso da Casatenovo nel lontano 2003 e portato a Reggio Emilia. Oggi invece è in funzione e sforna cotti da taglio e barre. Le linee di affettamento sono state potenziate e funzionano a pieno ritmo. Parecchi agenti che avevano il doppio mandato di vendita Ferrarini/Vismara oggi vengono posti nella condizione di dover scegliere una delle due aziende.

E’ in atto inoltre una intensa campagna vendite, nelle grandi catene retail, a favore di Vismara con proposte molto “interessanti” e “convenienti”. Una strategia mirata a tutelare l’azienda di Casatenovo in vista dell’ultimo atto della lunga saga dei Ferrarini. Quello che li vedrà contrapposti a una cordata che gode dell’appoggio di Intesa e altre banche. L’Armageddon è solo rimandato.

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