Roma – L’approvazione della recente integrazione del Pnrr costituisce via libera anche alla riforma della giustizia tributaria. Provvedimento che intende alleggerire i contenziosi in Cassazione. Che – secondo i dati della Relazione sull’amministrazione della giustizia 2021 – rappresentano il 42,6% delle controversie tributarie (47.364 su un totale di 111.241 procedimenti civili). Un’incidenza elevata che si cercherà di gestire introducendo il ruolo autonomo e professionale della magistratura tributaria. Con 576 giudici tributari reclutati tramite concorso e 100 degli attuali togati che potranno transitare a tempo pieno nella giurisdizione tributaria speciale. Inoltre, i processi per valori modici saranno assegnati a giudici monocratici; si rafforza la conciliazione giudiziale; viene superato il divieto di prova testimoniale e potenziato il giudizio di legittimità (con la creazione di una sezione civile apposita). Si rafforzano anche l’organo di autogoverno dei giudici tributari (con un Ufficio ispettivo e un Ufficio del massimario nazionale) e le strutture del Mef, che si occuperanno della gestione amministrativa delle nuove Corti tributarie. Importante, per imprese e cittadini, l’inversione dell’onere della prova, non più a carico del contribuente ma del Fisco, che dovrà fornire la documentazione necessaria, anche facendo ricorso all’interoperabilità delle banche dati. I funzionari che senza motivazione rigettano la mediazione del contribuente, saranno chiamati a risponderne.
Giustizia tributaria: le novità della riforma. Onere della prova non più a carico delle imprese.
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