Alla ricerca della bottiglia perduta

2022-06-17T12:49:10+02:0017 Giugno 2022 - 12:49|Categorie: in evidenza, Vini|Tag: , |

La crisi del vetro picchia duro: Bottega ha dovuto fermare la produzione sei volte in due mesi. La soluzione? Pensare al riciclo e al vuoto a rendere, come fanno in altri Paesi europei.

La notizia è di quelle che fanno tremare i polsi: Sandro Bottega, produttore di Prosecco e distillatore di grappe in quel di Godega di Sant’Urbano (Treviso), quest’anno farà uscire circa 300mila bottiglie in meno. E 300mila bottiglie non sono bruscolini, anche se possono sembrarlo se si pensa ai numeri produttivi delle cantine che approdano a grandi mercati: sono pari a quanto produce un’azienda vini di media caratura dedita al mercato di enoteche e ristoranti.

Pensateci: nel 2022, un’azienda smette di esistere e non fa uscire nemmeno una bottiglia, almeno fino all’anno dopo, sparendo dai listini. È chiaro: la Bottega ha una capacità di produzione molto superiore e può tamponare, ma certo simili perdite secche non fanno bene al bilancio. Il motivo di questo passivo? Una serie di grandinate ha distrutto l’uva? Un’invasione di topi ha rosicchiato i tini di metallo e le autoclavi di spumantizzazione? Nemmeno per sogno. Il motivo è che non c’è il vetro.

Dell’argomento della crisi dei materiali secchi si parla ormai da un anno, e nel Veneto la cosa ha assunto proporzioni decisamente problematiche. La cosa si è palesata con crudezza allo scorso ProWein di Düsseldorf. Alberto Serena, altro prosecchista (Montelvini) ci ha confessato direttamente che avrebbe vino da consegnare, se non fosse per le dannatissime bottiglie che mancano. E gli ha fatto eco il vicentino Pierpaolo Cielo (Cielo e Terra), che non ha bottiglie per le vendite ordinarie, e dunque riscontra un’impossibilità di crescita, almeno nell’immediato.

Altri ancora, che avevano linee di vini imbottigliate in bottiglie bianche trasparenti, hanno dovuto ripiegare sulle più normali bottiglie scure, anch’esse in penuria ma più facili da reperire. Sandro Bottega, di recente, ha incassato un piccolo successo: ha vinto una causa civile contro una società ligure che gli aveva scopiazzato a man bassa le bottiglie dorate a specchio, suo marchio di fabbrica. Ma una simile vittoria ti serve a poco, quando ti vengono a mancare le materie prime stesse per fare le medesime bottiglie.

Questa carenza di vetri, secondo Bottega, ha imposto alla sua azienda non meno di sei blocchi produttivi in due mesi. Come si diceva, il passivo in termini di bottiglie prodotte è quantificabile in circa 300mila unità. E lì, la gran voga del Prosecco sui mercati di tutto il mondo, che non si arresta e anzi aumenta sempre di più, non può fare molto: semmai, non rispondere ‘Presente!’ al mercato che t’invoca, a causa della mancanza di contenitori del vino, può essere davvero deleterio. Bottega, per correre ai ripari, ha deciso di implementare e migliorare un processo che nella sua azienda ha già attiva cittadinanza: il riciclo di bottiglie. Chi si fa portare le cassette d’acqua a casa sa di che si tratta: le bottiglie vuote tornano all’imbottigliatore quando l’acquirente ha finito di bere.

In Germania al supermercato si paga una piccola cauzione per ogni bottiglia, che verrà rimborsata alla restituzione dei vuoti al punto vendita. In Italia, nisba. Le bottiglie di vino, quando va bene, finiscono nei bidoni del vetro. Quando va male, finiscono ovunque, ma restano vuoto a perdere. Si riutilizza solo l’8- 9% delle bottiglie. La cantina trevigiana sta studiando di creare dei centri di raccolta che possano permettere al vetro di essere riutilizzato in prossimità di dove è avvenuto il consumo, mettendo a disposizione di cantine locali le bottiglie da riutilizzare, con il conseguente risparmio del carburante e del trasporto. Bottega ipotizza così un riutilizzo di 500mila bottiglie l’anno. Pensiamoci seriamente, se le cose continuano così.

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