Parma – Quella di ieri, in Cun, è stata una seduta in sordina, in parte perché a circa 100 km di distanza da Parma quasi tutta l’industria era a incontrare direttamente la distribuzione a Marca, e in parte perchè la velocità del deprezzamento del suino è in diminuzione. Ma quello che i macelli sono riusciti a fare in questi mesi, a partire da fine ottobre, è sotto gli occhi di tutti. Il suino italiano Dop da oltre 160 kg (vivo) è passato dalla quotazione record di 2,387 euro/kg a un valore che oggi ufficialmente a bollettino è tornato sotto i 2 euro. Altri 2,7 centesimi di calo hanno decretato il nuovo prezzo di riferimento della suinicoltura italiana per i prossimi sette giorni: 1,973 euro/kg. Un calo di 41,4 centesimi (-17,3%), con una media di 2,9 centesimi a seduta. Un calo fisiologico: è dal 2022 che tra autunno e inverno il suino scende di prezzo. Questa volta, rispetto all’anno scorso, la parabola discendente è stata più rapida e più consistente (12 mesi fa il prezzo non era sceso sotto i 2 euro, il decremento era stato dell’11,5% e il punto di atterraggio a 2,06 euro/kg (inizio febbraio).
Visti i problemi all sell out nella distribuzione moderna, si è trattato di un segnale ragionevole da parte della filiera, che però è stato solo in parte trasferito sui tagli. Nello stesso periodo, infatti, le cosce Dop hanno perso soltanto il 4,3%, la coppa il 4,8%, la gola il 7,1% (e quest’ultima è partita tardi). I segnali che arrivano da alcuni macelli sono distensivi: già nel pomeriggio questi tagli dovrebbero iniziare ad adeguarsi con maggiore decisione al nuovo contesto. ma il condizionale è d’obbligo.