Parma – Alla Cun dei suini vivi arriva il terzo non formulato dell’anno (ma possiamo dire degli ultimi anni, visto che questa soluzione storicamente non era mai stata adottata). È evidente che macelli e industria non sono più disposti a sostenere i costi allevatoriali, e dopo le due prime sorprendenti sessioni di ottobre, che avevano visto aumentare il costo di 2,6 centesimi complessivamente raggiungendo i 2,065 euro/kg (13 ottobre), sono arrivati gli scossoni delle ultime settimane, che hanno prima “calmierato” l’aumento del 20 ottobre con una forbice (2,065/2,075 euro/kg), poi stabilizzato il prezzo a un 2,072 euro/kg e infine, oggi, lanciato un segnale forte: basta aumenti. Se i primi due non formulati (3 marzo e 28 luglio), con tutti i loro distinguo, erano stati preludio a un rialzo dei prezzi, questo ha tutta l’aria di essere uno stop. D’altronde, con i suini europei che calano (lo spagnolo, per fare un esempio, è tornato sotto gli 1,70 euro/kg), era davvero sorprendente che gli allevatori italiani riuscissero a imporre costi così alti. Oggi i prezzi fissati dal bollettino (2,072 euro/kg per il pesante Dop, 2,013 euro/kg per il suino più leggero e 1,983 euro/kg per il non tutelato, sono molto vicini ai costi di produzione e, visto che nel caso dei Dop sono frequenti i premi, non ha più senso aumentare. Anche i prezzi di mais (circa 0,35-0,37 euro/kg) e soia (0,60-0,61 euro/kg), che sono oggettivamente molto alti, sembrano essersi stabilizzati.
La domanda che si pone tutta la filiera è se, come nel 2020, dopo lo stop ci sarà un crollo dei prezzi. La risposta probabile è no. I maiali sono ancora pochi e dal peso medio abbastanza basso, a causa del clima. È probabile che questa quotazione verrà mantenuta ancora per qualche settimana, ma era importante (gli allevatori non saranno d’accordo, ma tant’è) che non raggiungesse i 2,10 euro/kg. Il mercato per ora sembra aver scongiurato questa prospettiva.
