La pronuncia del Tribunale di Venezia nella causa fra il Consorzio Grana Padano e Brazzale (3). Roberto Brazzale: “Impugneremo la sentenza in ogni sede”

2022-06-13T08:50:26+02:0010 Giugno 2022 - 13:15|Categorie: Formaggi, in evidenza|Tag: , , , , |

Zanè (Vc) – “Abbiamo ottenuto un primo successo perché, grazie all’imponente mole probatoria da noi prodotta, la sentenza ha finalmente riconosciuto che esiste una famiglia dei formaggi grana”, sottolinea Roberto Brazzale, a capo della più antica azienda casearia italiana, commentando il pronunciamento dei giudizi di Venezia. “Seguendo questa sentenza, tutti i grana non Dop prodotti nel nord Italia, cioè i cosiddetti similari, potrebbero usare il nome generico ‘grana’”. Entrando nel merito della sanzione civilistica addebitata all’azienda, Roberto Brazzale ribadisce: “Ci è stata comminata per aver usato in alcune interviste le stesse parole che usa la sentenza per descrivere Gran Moravia, cioè che ‘appartiene alla famiglia dei grana’, e si basa sull’opinione dei giudici secondo la quale il libero uso della parola sarebbe limitato ai grana prodotti nel nord Italia, mentre la nostra filiera ecosostenibile si estende a cavallo delle Alpi, tra l’Italia e la Repubblica Ceca. Non possiamo condividere le conclusioni del tribunale e pertanto impugneremo la sentenza in ogni sede, eventualmente anche in ambito europeo”. E ancora:  “Si può addirittura affermare che tutto il lavoro svolto dalla nostra azienda negli ultimi vent’anni è stato quello di andare oltre il modello Dop, ritenuto limitativo, e comunicare la differenza da quello non solo nel nome del prodotto ed in etichetta, ma nel modo più chiaro offerto dalla tecnologia, come avviene con l’Etichetta di Origine Multimediale che mostra su mappa fotografica satellitare l’area di raccolta e tutte le aziende fornitrici di latte. Modelli innovativi ecosostenibili e di respiro europeo come Gran Moravia già vincono sullo scaffale perché incontrano le sensibilità più moderne del mercato e presto la vittoria della nostra battaglia per la libertà e la corretta informazione al consumatore sarà completa. Chi fa un prodotto usando una particolare tecnologia che si distingue dalle altre deve essere libero di poter usare le parole che la descrivono inequivocabilmente, a maggior ragione se quella parola è una sola come nel caso di specie. L’uso della lingua italiana non può essere riservato ad una corporazione privata per quanto influente”.

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