Bruxelles (Belgio) – Con un distacco di soli 9 voti (318 contro 309) ma anche 34 astensioni, è stato respinto dal Parlamento Ue il mandato a negoziare con il Consiglio per la revisione delle direttive sulla due diligence e sulla rendicontazione di sostenibilità nell’ambito del Green Deal. Si tratta di norme varate dalla precedente Commissione Ue, che creano su scala europea un obbligo per le grandi imprese di garantire la tutela dell’ambiente, ma anche dei diritti dei lavoratori lungo la filiera, spiega Repubblica. Tali norme creano anche una serie di obblighi di rendicontazione, ritenuti eccessivamente gravosi dai partiti di centrodestra e da diverse associazioni imprenditoriali: la nuova Commissione Ue si è impegnata infatti a ridurne la portata.
Anche Stati Uniti e Qatar sono scesi in capo per fare pressing contro la due dilligence: i ministri dell’Energia dei due Paesi hanno inviato una lettera ai leader Ue, sostenendo che la direttiva sulla rendicontazione in materia di sostenibilità rappresenta una “minaccia esistenziale” e metterà a repentaglio la sicurezza energetica del Vecchio Continente.
“Il voto del Parlamento europeo sulla due diligence rappresenta una grande vittoria politica contro l’arroganza di Stati Uniti e Qatar“, commenta il deputato Mario Furore (M5S-The Left). “Ci auguriamo che, con la riapertura del testo”, spiegano Carlo Fidanza e Mario Mantovani (Fdl-Ecr), “si possa tornare al precedente accordo di centrodestra, eliminando gli ultimi strascichi di un’ideologia green che ha dimostrato la propria inadeguatezza”.
Tra gli altri, anche la Cgil ha inviato una lettera agli eurodeputati italiani per chiedere loro di opporsi alla deregulation, su indicazione del sindacato europeo (Ces). La presidente Metsola, intanto, chiede di far presto, per dare maggiori certezze alle imprese. Il voto è stato fissato per il 13 novembre.