Sblocca Italia: in arrivo fondi anche per l’agroalimentare. E si torna a parlare del marchio “made in Italy”

2014-09-02T09:39:47+02:002 Settembre 2014 - 09:39|Categorie: Mercato|Tag: , , , , , |

Roma – Il decreto cosiddetto Sblocca Italia destina fondi anche alla promozione del made in Italy agroalimentare. Il ministero delle politiche Agricole alimentari e forestali, infatti, ha reso noto che sono state approvate norme di “Promozione straordinaria made in Italy e misure per l’attrazione degli investimenti”, messe a punto dal ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione proprio con il Mipaaf per la parte riguardante l’agroalimentare. Le direttrici di intervento individuate nel provvedimento e a cui saranno destinati i contributi economici sono quattro: prima di tutto la valorizzazione delle produzioni di eccellenza, in particolare agricole e agroalimentari, e la tutela all’estero dei marchi e delle certificazioni di qualità e di origine delle imprese e dei prodotti. AL secondo posto il sostegno alla penetrazione dei prodotti italiani nei diversi mercati, anche attraverso appositi accordi con le reti di distribuzione. Segue poi la realizzazione di un segno distintivo unico per le produzioni agricole e agroalimentari, il tanto invocato bollino “made in”, al fine di favorirne la promozione all’estero e durante Expo 2015. E, infine, la realizzazione di campagne di promozione strategica nei mercati più rilevanti e di contrasto al fenomeno dell’Italian sounding. “Il piano ha importanti coperture finanziarie ed è pensato anche per fare leva su un appuntamento centrale per l’agroalimentare italiano come Expo Milano 2015”, ha commentato il ministro Maurizio Martina. Il provvedimento è stato salutato con favore dagli addetti ai lavori del settore, anche se restano aperte molte questioni in merito alla promozione sui mercati esteri, a partire da quelle legate all’embargo russo e passando per le trattative sull’accordo si libero scambio tra Europa e Stati Uniti. Inoltre, non sono ancora state rese note le cifre esatte che verranno destinate a questi interventi nel settore agroalimentare. Inoltre, non risultano ancora chiari i termini di applicazione del marchio “made in Italy”, che pone anche diversi problemi di compatibilità con la legislazione comunitaria e di utilizzo da parte delle aziende, chiamate a confrontarsi con una realtà sempre più complessa in ordine alla provenienza della materia prima.

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