Meda (Mb) – Sembra essere iniziato un periodo di tregua per le principali materie prime industriali. A partire dal gas naturale, che dopo aver toccato ad agosto 2022 picchi superiori ai 330 euro al MWh è calato a meno di 50 euro al MWh (-30% rispetto allo scorso anno). Passando poi per l’alluminio, passato da 8.700 dollari a tonnellata a 3.300, e lo zinco da 3.550 a poco più di 3mila e, ancora l’acciaio da 950 a 800.
“Quasi tutte le materie prime industriali a metà febbraio 2023 hanno quotazioni inferiori rispetto ai massimi dell’anno scorso”, spiega Gregorio De Felice, capo economista e responsabile della ricerca di Intesa Sanpaolo, al Corriere della Sera. Scenario che potrebbe modificarsi nei mesi a venire. Quanto al petrolio, “ci aspettiamo una relativa stabilità sui livelli attuali di quotazione a 80-85 dollari al barile per il Brent”, aggiunge De Felice. Per il gas naturale, invece, “stimiamo un possibile aumento e a fine anno le quotazioni potrebbero raggiungere i 90 euro a MWh. Il prezzo medio 2023 risulterà comunque ampiamente inferiore rispetto allo scorso anno”.
Quanto alle altre materie prime industriali, il quadro è misto. Il rame, che rispetto a 12 mesi fa ha perso circa l’8%, ha registrato da gennaio 2023 un rialzo del 7%. Impulso rialzista sui prezzi anche di ferro (+13%), acciaio (+20%) da inizio anno. A determinare i prezzi delle commodities industriali, “c’è sempre meno la guerra russo-ucraina, quanto piuttosto la ripresa della Cina post pandemia e degli Usa”, conclude De Felice.