Carni suine in Usa: nel primo quadrimestre aumenta l’import e cala l’export

2022-06-20T11:25:52+02:0020 Giugno 2022 - 11:25|Categorie: Carni, in evidenza, Salumi|Tag: , , |

Sermide (Mn) – Si prevede una riduzione dell’autosufficienza americana per le carni suine nel 2022, come spiega un’analisi di Teseo by Clal. In particolare, a fronte di un calo del 2,2% delle produzioni, sono attesi un aumento dell’import e la riduzione dell’export (analisi Usda). Fra gennaio e aprile di quest’anno, le importazioni di carni suine sono cresciute del 45,1% su base tendenziale, superando le 250mila tonnellate. In termini assoluti restano superiori le esportazioni dagli Usa, che nei primi quattro mesi dell’anno hanno sfiorato le 970mila tonnellate, in diminuzione del 25,1% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Il primo fornitore degli Stati Uniti resta il Canada (+37,3%), seguito dall’Ue (+58,6%), trascinata in particolare dal boom di vendite dalla Danimarca (primo player comunitario verso gli States, +118% per le carni fresche refrigerate e congelate).
In fortissima crescita la rotta dalla Spagna per le carni fresche, refrigerate e congelate: +592%, ma con volumi che rimangono limitati (appena 3.674 tonnellate) e pari al 2% del market share, poco più dell’import statunitense dal Regno Unito (che a sua volta cresce del 57,45% rispetto a gennaio-aprile 2021). Tra i fornitori di carni suine fresche, refrigerate o congelate, seguono il Messico (+53,1%) e il Brasile (+103,3%). A fine anno, si prevede un aumento di stock del +4,5%, per un totale di 211mila tonnellate.

Tra le ragioni del previsto calo, prosegue il report, l’aumento dei costi di gestione degli allevamenti e una conseguente ristrutturazione delle aziende agricole, con difficoltà di passaggi generazionali e chiusure. Incide poi la questione ambientale, in particolare in California, dove la pressione per la sostenibilità e i parametri di benessere animale dovrebbero comportare una riduzione del numero dei capi.

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