Il totoministri: a chi l’agricoltura?

2022-10-14T11:34:09+02:0014 Ottobre 2022 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , , |

Proseguono le trattative per trovare la squadra di governo. I nomi in corsa per il Mipaaf. Con il leghista Gian Marco Centinaio in pole position. Ma non si escludono sorprese dell’ultimo minuto.

Gian Marco Centinaio – probabilità 80%

Leghista della prima ora e fedelissimo di Matteo Salvini, è stato già ministro nel 2018-19. Per poi tornare al Mipaaf come sottosegretario da marzo 2021 fino alla caduta del governo Draghi. Non è un mistero che sia in pole position per guidare il dicastero. Che, da quanto si apprende, dovrebbe essere in quota Lega, il partito della coalizione più attento all’agroalimentare. E poi Centinaio conosce bene la macchina del ministero e i dirigenti chiave al suo interno: un vantaggio non da poco. Va detto però che Giorgia Meloni sta puntando sulla discontinuità rispetto al passato, proprio per dare al suo governo un imprinting del tutto nuovo. L’ex ministro potrebbe quindi essere sacrificato in virtù di questa regola non scritta. Oppure, come si sussurra nei palazzi romani, per lasciare spazio al suo ‘superiore’, il leader della Lega.

Matteo Salvini – probabilità 50%

Non è sicuramente la sua prima scelta. Eppure, con in dote i 5 miliardi del Pnrr, il Mipaaf potrebbe essere un buon approdo per Salvini. Per ora le sue mire sono ben altre: il Viminale sarebbe il top, ma andrebbero bene anche le Infrastrutture o un non meglio definito ‘ministero della Famiglia e natalità’. Se dovesse essere scelto, dovrà fare i conti con un ingombrante predecessore nel campo leghista, l’amico-rivale Luca Zaia. E soprattutto dovrà abbandonare i toni guasconi che gli sono propri: basta sbaciucchiare formaggi e salumi, e niente post ridicoli sui social (come la foto delle uova al tegamino e il commento: ‘Pranzo energetico!!!’). L’agroalimentare, caro Matteo, è materia complessa e delicata. Con intere filiere provate dai rincari e migliaia di aziende a rischio chiusura. Dunque ‘astenersi perditempo’, come si scriveva sugli annunci di una volta.

Ettore Prandini – probabilità 20%

La prima uscita pubblica post-voto di Giorgia Meloni è stata al Villaggio Coldiretti di Milano, il 30 settembre. E questo la dice lunga sulla potenza dell’organizzazione gialloverde e sul suo appeal mediatico. Immancabilmente, il segretario generale Vincenzo Gesmundo e il presidente Ettore Prandini hanno tessuto le lodi della premier in pectore. Nel suo intervento, Meloni ha citato i cavalli di battaglia di Coldiretti, conquistando facilmente la platea. Da qui i rumor sul grande salto in politica di Prandini, magari alla guida di un potente ministero dell’Agroalimentare. Una scelta in linea con la discontinuità più volte annunciata dalla leader di Fratelli d’Italia. Ma il nome di Prandini resta divisivo: le altre organizzazioni agricole non lo vedrebbero di buon occhio, e per l’industria sarebbe un interlocutore di parte e poco autorevole.

Mister X – probabilità 30%

Fin qui i nomi più papabili. Ma voci solitamente bene informate parlano di un altro leghista ben posizionato: il cuneese Giorgio Maria Bergesio, membro della commissione Agricoltura del Senato nella scorsa legislatura e con ottime entrature nel mondo industriale grazie alla sua esperienza da manager del Gruppo Veronesi. Se Giorgia Meloni dovesse rivendicare il ministero, potrebbe contare su Maria Cristina Caretta, ex capogruppo Comagri alla Camera, Luca De Carlo, già responsabile Fdi agricoltura o l’ex ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto. Bisognerà vedere come verranno occupate le varie caselle, soprattutto quelle dei ministeri più pesanti. Ma una cosa è certa: cambiano i leader, le coalizioni e i governi, ma il caro vecchio manuale Cencelli non tramonta mai…

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