La guerra del pelato (2). La Puglia chiede la Dop per il pomodoro allungato

2021-05-14T11:30:12+02:0013 Maggio 2021 - 16:37|Categorie: Grocery, in evidenza, Ortofrutta|Tag: , , , , , |

Foggia – Non si arresta lo scontro tra Campania e Puglia. Al centro del dibattito, ancora una volta, il pomodoro allungato. Dopo che la regione partenopea ha richiesto – e ottenuto – la denominazione Igp per il pelato di Napoli, è arrivata la replica della controparte (leggi qui). Si aggiunge ora un nuovo tassello alla storia. Presso la Coldiretti di Foggia, infatti, è stato istituito il Comitato promotore della Denominazione di origine protetta (Dop) per il pomodoro di Puglia. Come riferisce il Corriere della Sera, la richiesta ha un duplice obiettivo. In primo luogo, tutelare la produzione e la trasformazione del pomodoro a punta pugliese. In seconda battuta, opporsi formalmente al disciplinare di produzione del Mipaaf che riconosce l’Igp del pelato di Napoli. “Non è accettabile che venga commercializzato un prodotto che si fregia di un marchio comunitario così fortemente distintivo, senza che ci sia alcun obbligo di utilizzare i pomodori del territorio al quale l’indicazione si ispira. Il 40% del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata (Fg) che da sola produce il 90% del pomodoro lungo”, spiega Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia. Che evidenzia il ruolo primario della regione Puglia nella produzione di pomodoro da industria: oltre 17mila ettari di terreno danno vita a 15,5 milioni di tonnellate di pomodoro. Rispetto ai due milioni di quintali provenienti dalla controparte campana. “La possibilità di identificare con Napoli un pomodoro prodotto nella maggior parte dei casi in aree diverse e appartenenti ad altre regioni italiane risulterebbe fuorviante per i consumatori e sarebbe a detrimento della reputazione territoriale di Napoli e della regione Puglia”, prosegue Piccioni. “Quando invece il matching perfetto tra prodotto e luogo di origine dovrebbe rappresentare la leva e il valore immateriale da tutelare con la proprietà intellettuale di cui godono le Ig”.

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