L’altra faccia della crisi

2014-01-10T17:51:24+02:0022 Novembre 2013 - 14:25|Categorie: Retail|Tag: , , , , , |

La crescita del gruppo Lillo, specializzato nel canale discount. Dalla nascita, nel 1994, alla recente acquisizione di Ld market. Intervista al patron, Patrizio Podini.

“La Lillo Spa è Patrizio Podini che con coraggio, tenacia, entusiasmo e volontà ferrea ha cercato ed infine portato a termine questa straordinaria operazione, anche con il supporto e il sostegno dei figli Maria Luisa e Marco, oltre che dell’intero staff Lillo”.

Così sì leggeva nell’inserzione pubblicata su Il Sole 24 Ore del 12 ottobre scorso. L’operazione a cui si accenna è quella che ha portato alla piena acquisizione da parte del gruppo Lillo della divisione discount del Gruppo Lombardini: 320 punti vendita, a insegna Ld market, affiliati e diretti, situati in tutto il Nord Italia, dalla Valle d’Aosta, al Friuli Venezia Giulia. Senza dimenticare il Trentino Alto Adige, terra d’origine di Patrizio Podini, classe 1939, presidente di Lillo. “Si tratta di una delle più importanti operazioni economico finanziarie degli ultimi anni, nel settore della distribuzione”, afferma con legittimo orgoglio. “La trattativa con la famiglia Lombardini, che conosco personalmente, è cominciata all’inizio del 2013 e si è conclusa a marzo”.

Un’acquisizione che permette a Lillo di compiere un grande passo in avanti…

Soprattutto nel Nord Italia, dove non eravamo presenti.

Quali sono i numeri del Gruppo?

720 punti vendita su tutto il territorio nazionale; due miliardi di fatturato; 4.250 dipendenti e una quota di mercato del 15%, nel canale discount. In questo settore siamo il secondo player nazionale a capitale interamente italiano.

Ora vi preparate a un periodo di assestamento?

In verità no. Prima della fine del 2013 inaugureremo altri otto negozi. E per l’anno prossimo abbiamo in programma altre 30 o 40 nuove aperture, distribuite in tutta Italia. Prevediamo una crescita a rete omogenea intorno al 10%. E anche questo è solo il primo passo di un programma di più ampio respiro, che ci porterà a 100 nuove aperture nei prossimi tre anni e alla ristrutturazione complessiva della rete. L’obiettivo è di orientarsi verso superfici da 800 a 1.000 metri quadrati.

Target ambiziosi, alla faccia della crisi…

Di fronte alle prime avvisaglie dell’aggravarsi della situazione economica, nel 2008, abbiamo visto di fronte a noi un bivio: essere prudenti e temporeggiare o raddoppiare le aperture al Sud. Abbiamo scelto la seconda strada e il risultato è stato una crescita del 20% anno su anno, con un fatturato che, sempre nel Mezzogiorno, è passato da 500 milioni a 1 miliardo.

La crescita del discount è andata di pari passo con la crisi, ma se questa dovesse terminare a breve?

Purtroppo, credo che passeranno anni prima di assistere a un reale miglioramento del contesto economico. Ma anche se mi sbagliassi, siamo attrezzati a cambiare rapidamente. Comunque non prevedo un “controesodo” dei clienti dal discount al supermercato. Anzi: noto una progressiva fidelizzazione alle nostre insegne, che rafforza l’impressione che manterremo la nostra clientela.

Merito del progressivo avvicinamento del discount al supermercato?

Sicuramente il format sta migliorando, sia offrendo un assortimento più articolato, sia modificando il layout, che diventa via via più raffinato e molto meno spartano rispetto a un tempo. Ma l’impronta discount è ancora evidente, con alcuni capisaldi del formato che restano immutati, come il numero di referenze intono a 1.600, 1.700,  di gran lunga inferiore rispetto alla gamma di un supermercato. E la precedenza assoluta data alla marca commerciale.

Un momento di forte sviluppo per il discount, ma anche di accesa concorrenza…

La battaglia sui prezzi e sulla localizzazione dei punti vendita è, in effetti, molto forte. Non mancano casi in cui diverse insegne hanno negozi appaiati. Questa dinamica non mi preoccupa: non dobbiamo temere la concorrenza, purché sia leale.

Lei è un imprenditore bolzanino, non è curioso che Lillo nasca al Sud?

In realtà i primi investimenti nel retail risalgono ai primi anni 70, quando abbiamo aperto alcuni discount a Milano. Essendo di Bolzano, avevamo ben presente l’organizzazione e la logica tedesca del discount, che nasce proprio in Germania. Il terreno propizio per lo sviluppo vero e proprio, lo abbiamo trovato, molti anni dopo, al Sud. Così è nata Lillo, con il primo punto vendita, a marchio Md, inaugurato a Napoli, nel 1994. Da allora abbiamo conosciuto momenti complessi e delicati, ma l’anno prossimo il Gruppo compirà 20 anni e si presenta come una realtà solida e in piena espansione.

Torniamo all’operazione. Lei ha ringraziato pubblicamente le banche, che, ultimamente sono spesso tacciate di scarsa disponibilità nel sostenere le iniziative imprenditoriali…

Gli istituti di credito hanno creduto nel progetto e hanno deciso di sostenerci. Trattandosi di un’operazione così complessa e articolata, abbiamo dovuto presentare un piano molto dettagliato, che è stato approvato. Se si rispettano le regole e si lavora in modo corretto si può ottenere fiducia e quindi sostegno finanziario. Posso affermare con legittimo orgoglio che, nell’ambito della distribuzione, siamo percepiti tra i migliori pagatori.

Anche dopo l’articolo 62?

Assolutamente. Certo, c’è stato un periodo di assestamento, ma ci siamo attrezzati per tempo per rispettare attentamente la nuova normativa.

In Italia, il tema delle aperture domenicali divide retailer e sindacati. Qual è la sua opinione?

Alle soglie del 2014, mi pare anacronistico non essere disponibili alle aperture nei giorni festivi. I nostri punti vendita sono aperti sempre, dove possibile. Si può discutere a lungo sulla questione, ma resta il punto fermo che si tratta di lavoro per i dipendenti e quindi di maggiore retribuzione. In Alto Adige, fino a qualche anno fa i negozi erano chiusi anche di sabato, ora si rimane aperti tutto il week end. Questione di abitudine e organizzazione.

 

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