Mutti (Centromarca): “La Mdd continua a crescere? Mah…”

2023-01-26T17:24:24+01:0025 Gennaio 2023 - 15:11|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , |

Milano – Nella conferenza stampa di questa mattina a Milano, il presidente di Centromarca Francesco Mutti ha fornito dati della società di consulenza Prometeia, secondo cui, ipotizzando il quasi totale trasferimento a valle dei costi sostenuti, circa il 30% delle aziende del largo consumo si troverebbe comunque ad operare con margini negativi, accentuando una sofferenza già manifestata dal 23% dei produttori nel 2021. Il quadro è critico perché i costi non sono stati immediatamente trasferiti a valle a causa del divario temporale, di parecchi mesi, presente nel passaggio dei listini dall’industria alla distribuzione. I ricercatori ritengono a potenziale rischio il 18% del fatturato dell’industria del largo consumo, rispetto al 16% medio stimato per il manifatturiero nel suo complesso. “Ovviamente”, ha sottolineato Mutti, “i costi si trasferiscono a valle con tempi e intensità diverse, in relazione ai settori e alle differenti strutture dei costi e della marginalità. Tutto ciò in un contesto di basso potere d’acquisto delle famiglie di cui tutte le aziende sono pienamente consapevoli”.

Nel panorama industriale nazionale, secondo Prometeia, le imprese produttrici dei beni di largo consumo confezionato, dell’alimentare in particolare, dovrebbero registrare le maggiori penalizzazioni, in ragione dell’incidenza dei costi per materie prime ed energia molto rilevanti ed è un settore con aziende mediamente piccole, con un fatturato di circa 3,5 milioni di euro. “Le materie prime incidono in media per il 63% del fatturato“, spiega Mutti. All’interno dell’industria del largo consumo, stando alle stime, soltanto la metà delle aziende oggi sarebbe in grado di assorbire il 50% degli aumenti dei costi operativi senza portare in negativo la marginalità. Gli impatti sarebbero pesanti in termini di investimenti ed occupazione se si considera che l’industria del largo consumo pesa per il 17,3% sugli investimenti e per il 14% sui posti di lavoro del comparto manifatturiero. Se una tale stretta dovesse verificarsi, contribuirebbe ad aggravare di un ulteriore 0,8% la pressione sui consumi delle famiglie indotta dalla minore occupazione.

In merito poi agli ‘squilli di tromba’ che accompagnano la crescita della Mdd, Mutti dichiara: “Mah, in realtà sono anni che sentiamo questi ‘squilli di tromba’… Penso che resti sempre centrale l’innovazione dell’industria di marca: l’Idm è il motore dell’innovazione, della crescita tecnologica e della crescita qualitativa”. Sui listini, il presidente di Centromarca ha aggiunto: “Non fa piacere aumentare i listini, a fronte di determinate dinamiche non ci sono alternative. La vera domanda è: non ci sono opere in dumping sulla marca commerciale? Sarebbe una forte distorsione della concorrenza: le catene che fatturano decine di miliardi possono allocare una manciata di milioni su alcuni prodotti per venderli sottocosto creando così dei prodotti civetta, ma questo è efficienza di sistema o distruzione di valore?”.

Sul protagonismo di fondi d’investimento e multinazionali, Mutti commenta: “I Fondi intervengono sulla parte più rilevante della filiera, tendenzialmente non toccano aziende in difficoltà, ma piuttosto ‘gioielli’ (o presunti tali), poi oggi spesso le transazioni avvengono da fondo a fondo. Sul tema non posso dare giudizi di merito come presidente, ma come imprenditore credo che una visione di lungo termine possa essere un vantaggio: il fondo ha anche un valore di pulizia del mercato, si massimizzano gli utili e si danno maggiori possibilità di sviluppo”.

In foto, da sinistra: Angelo Massaro, general manager Iri; Francesco Mutti, presidente Centromarca; Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos; Ivo Ferrario, direttore relazioni esterne Centromarca.

 

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