Terre d’Oltrepò: “Sulla stampa un processo già scritto e deciso”

2021-03-31T15:23:52+02:0031 Marzo 2021 - 15:03|Categorie: in evidenza, Vini|Tag: |
Casteggio (Pv) – Terre d’Oltrepò ha diffuso una nota per commentare l’indagine in corso, sottolineando “la propria sorpresa”. Si legge nel comunicato: “In palese violazione dei principi di segretezza dell’indagine e in ironica concomitanza con l’approvazione in Parlamento del recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza leggiamo sulla stampa un processo già scritto e deciso”. La cantina precisa di non usare prodotti vietati e di adottare “protocolli estremamente rigidi”, con “migliaia di analisi all’anno, in più laboratori”. Da dove nasce tutto? “Nel giugno 2020 un soggetto della Gdo ha comunicato alla cantina che un prodotto non era conforme in quanto dalle analisi emergeva la presenza (0,14 g/l), con un valore poco superiore al limite di legge (0,1 g/l), di una sostanza vietata nella vinificazione, la diglicerina ciclica (comunque innocua per la salute). La cantina non acquista e non utilizza in alcun modo questo prodotto”. L’ipotesi più probabile, dunque, è la “contaminazione di un prodotto lavorato conto terzi che potrebbe essere residuato in un macchinario e quindi in qualche bottiglia. La Cantina pigia circa 500mila quintali di uva l’anno che corrispondono a circa 35 milioni di bottiglie. Il problema sarebbe riferito a qualche centinaio di bottiglie pari allo 0,0001 della produzione”. La cantina ha eseguito sullo stesso lotto di bottiglie incriminato delle analisi in due laboratori indipendenti (San Michele all’Adige e Isvea) che hanno indicato valori al di sotto dei limiti di legge. Terre d’Oltrepò intende “chiarire tutti gli aspetti della vicenda ma non può accettare supinamente che una sacrosanta attività investigativa si trasformi in una caccia alle streghe”.
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