Transizione 5.0 (2): il ritardo gela gli investimenti in macchine e impianti

2024-05-28T10:29:21+02:0028 Maggio 2024 - 10:29|Categorie: in evidenza, Mercato, Tecnologie|Tag: , , , , , , |

Roma – Sono passati sei mesi da quando, nel novembre 2023, il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato lo stanziamento di 6,3 miliardi di euro (del Pnrr) per l’avvio di Transizione 5.0, il piano nazionale che mira a incentivare gli investimenti in beni strumentali volti alla riduzione dei consumi energetici (leggi qui). Ad, oggi, però, qui soldi sono ancora solo sulla carta perché in attesa del decreto attuativo che fornisca le regole operative di accesso al credito e della piattaforma che gestisca le richieste.

A lanciare l’allarme sui problemi economici che questa attesa sta creando sono, sulle pagine de Il Sole 24 Ore, i vertici delle principali associazioni di categoria. “Abbiamo ordini congelati per almeno 7 milioni di euro, quasi la metà del nostro mercato italiano”, afferma il presidente di Ucimu (produttori macchine utensili), Barbara Colombo. “Il mio mercato italiano è fermo, con almeno 6 milioni di euro bloccati”, conferma Riccardo Cavanna, presidente della Cavanna Spa nonché presidente di Ucima, associazione italiana dei produttori di macchine per il confezionamento. “Il guaio è che quando poi partiranno gli ordini tutto si concentrerà in pochi mesi. Vedo un pericoloso effetto imbuto”.

Il ministro Urso ha rassicurato gli imprenditori rispetto alla retroattività della misura, accettando quindi nel calcolo tutti gli ordini presi da gennaio 2024, ma il rischio di incorrere in errori sta frenando le imprese dall’investire, con pesanti ricadute (solo per le macchine utensili, il calo nel primo trimestre è di 20 punti percentuali).

Preoccupa anche la breve finestra di utilizzo: entro dicembre 2025 i beni acquistati non dovranno essere solo ordinati, ma anche consegnati e installati.  “Tempo fa mi ponevo il problema dell’adeguatezza delle risorse”, afferma al quotidiano il numero uno di Federmacchine, Bruno Bettelli. “Ma ora vedo il rischio opposto, la possibilità concreta che non ci sia il tempo materiale per sfruttare tutti gli incentivi”.

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