Vinitaly lancia la sfida all’Irlanda

2023-03-22T17:52:17+01:0022 Marzo 2023 - 17:39|Categorie: in evidenza, Vini|

Nella presentazione a Roma della grande kermesse veronese, in programma dal 2 al 5 aprile, il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida annuncia la forte presenza del governo durante la manifestazione, in risposta dell’attacco arrivato con l’etichettatura proposta da Dublino.

Di Andrea Dusio

È stata presentata stamattina a Roma la 55esima edizione di Vinitaly, che si terrà a Verona dal 2 al 5 aprile. Insieme a Federico Bricolo e Maurizio Danese, rispettivamente presidente e nuovo amministratore delegato di VeronaFiere Spa, sono intervenuti Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, e Matteo Zoppas, presidente di Ice-Agenzia. In apertura dei lavori, Bricolo ha sottolineato i numeri principali dell’edizione di quest’anno: oltre 4mila aziende da tutta Italia e da più di 30 nazioni, 1.000 top buyer (+43% sul 2022) da 68 Paesi. “Abbiamo voluto un Vinitaly che supporti davvero sino in fondo le esigenze delle aziende che operano sui mercati. L’obiettivo è potenziare ulteriormente l’identità e la centralità della manifestazione, il cui brand sia in grado di trainare la promozione del vino italiano a livello internazionale. Il risultato della campagna straordinaria di incoming realizzata quest’anno ci proietta verso il Vinitaly del futuro, leva per la competitività e la crescita di questo settore strategico del made in Italy”. Sono previsti oltre 200 top client dal Nord America, 130 da Cina, a cui si aggiungono altri 16 Paesi dell’Asia e 12 dall’America Latina, con Brasile e Argentina in testa. 26 saranno gli Stati europei e nove quelli africani.

Maurizio Danese ha ricordato da parte sua il lavoro svolto per snellire la fiera a livello di portata di grande pubblico, portandola negli ultimi anni sotto le 100mila presenze nei padiglioni, in modo da darle un connotato sempre più fortemente orientato al cuore del business. Per questa ragione quest’anno anche l’evento inaugurale è stato pensato per poter immediatamente dare il via agli incontri di lavoro. “Abbiamo attuato un programma di investimenti eccezionali unitamente a importanti economie di scala per potenziare, già da questa edizione di Vinitaly, il panel di top buyer a Verona. Garantire business e nuove opportunità commerciali per le aziende espositrici è la nostra priorità di azione. Stiamo lavorando per avviare nuovi modelli di sviluppo per un Vinitaly sempre più orientato sulla domanda internazionale”.

Forte la sottolineatura che il ministro Francesco Lollobrigida ha voluto fare in merito all’etichettatura irlandese. “Tra le novità assolute di quest’anno è che qualcuno sta provando a parlare male del vino. È entrata in campo una partita nuova. In 4mila anni, nessuno aveva mai pensato di scrivere sul vino che fa male in assoluto, e non, com’è naturale per quasi tutte le sostanze, in caso di eccesso del consumo. Quest’iniziativa viene peraltro da una nazione che non produce vino. Ed è ancor più aggressivo il metodo con cui sta andando a stigmatizzare all’interno dell’Unione Europa un prodotto specifico, mettendo in discussione la stessa istanza di condivisione con cui nasce l’Europa. Vinitaly è allora il luogo dove anche come ministero proveremo a fare una controinformazione positiva, che parte da un’iniziativa molto forte, a cui abbineremo un nuovo tipo di dinamica. Il governo non si limiterà al solito sostegno, ma comparteciperà con una serie articolata di azioni. Tra queste c’è ‘Bacco Divino’, che mette in relazione il vino con arte e cultura, attraverso l’esposizione di due capolavori, rispettivamente di Caravaggio e Guido Reni, provenienti dagli Uffizi”. E poi, assieme al ministro Santanchè, faremo un incontro in cui racconteremo il grande valore che ha l’enoturismo. Ma avremo anche la presenza del ministro della Sanità Schillaci, che è uno scienziato di chiara fama internazionale, e verrà a spiegare quella che è la sua posizione in merito all’attacco irlandese. E ci sarà il ministro Adolfo Urso, con cui ragioneremo in merito alle problematiche industriali del settore”.

Infine Matteo Zoppas di Ice, che ha rimarcato come l’esportazione di 7,9 miliardi di euro del nostro vino sia in crescita con un +10%. “Si tratta di un dato purtroppo un po’ falsato dai costi che sono stati trasferiti sui prezzi. L’andamento reale è pressoché flat a volumi, con una leggera flessione, pari allo 0,6% sull’export. Ci sono vini che fanno da traino, come il Prosecco, che cresce del 20% a valore, ma sta manifestando anche un incremento in volumi molto importante. L’onda lunga del Covid-19, con le varie chiusure, ci ha penalizzato, anche perché in molte realtà per mesi ristorazione e hotellerie sono state azzerate. Poi ci sono stati blocco dei trasporti e aumento spropositato del costo dei container, che nel Far East e negli Stati Uniti ha raggiunto quasi cinque volte l’importo iniziale. Questi trend sono stati ulteriormente aggravati dall’impatto del conflitto, che sotto il profilo dei costi ha significato la crescita esorbitante del costo dell’energia e del vetro, che inizialmente a lungo non è stato disponibile, e poi ha fatto segnare un aumento di oltre il 50%. E’ importante ricordare questi fattori, perché quando si va all’estero il costo del prodotto rischia di far sì che le piccole/medie imprese e i vini con marginalità più bassa finiscono fuori mercato. Oggi il trend si sta finalmente invertendo. I trasporti e i costi di produzione, anche grazie all’aiuto governativo col credito d’imposta, stanno tornando a una dimensione più corretta. Le previsioni per il 2023 non sono più così negative, ed è giusto dirsi che è grazie alla resilienza dei nostri produttori che siamo riusciti ad avere un andamento comunque positivo anche nel 2022. Credo che sia giusto sottolineare che di questi 7 miliardi ne facciamo 1,8 negli Stati Uniti, 1,2 in Germania e 800 milioni di euro in Uk. Questi tre player valgono quasi la metà delle nostre esportazioni”.

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