Caffè italiano (1). Massimiliano Tonelli (ex Gambero Rosso): “Zero cultura, mediocre qualità media. Beviamo il peggior espresso del mondo”

2021-08-16T14:04:58+01:0016 Agosto 2021 - 14:04|Categorie: Grocery, in evidenza|Tag: , , |

Milano – Massimiliano Tonelli, ex direttore editoriale de Il Gambero Rosso, ha le idee ben chiare in merito al caffè italiano e al ‘rito’ che accompagna questa celebre bevanda. In un lungo articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica, mette in evidenza le criticità e le false credenze che il mondo del caffè tricolore si trova ad affrontare. “Una comunicazione errata e in cattiva fede, una retorica superficiale, elementi di goffo sciovinismo, forme passivo aggressive di machismo ci hanno convinti di consumare il miglior caffè del mondo”, scrive Tonelli. “In Italia siamo proprio convinti che la tazzina di caffè nostrana sia davvero il meglio quanto a sapore e profumo. Peccato che beviamo tra i caffè più mediocri d’occidente. Il motivo è che l’atteggiamento dei consumatori (orgoglioso ma al contempo impreparato, ignorante, miope) viene volentieri cavalcato dalla filiera per massimizzare i margini di guadagno a detrimento della qualità. Consumatori che comprano prodotti scadenti e sono pure contenti, nessuna industria chiederebbe di meglio”. Tanti, a dire dell’autore, i falsi miti legati al celebre ‘oro nero’. A partire dall’aggiunta di zucchero, perché “una bevanda che per essere bevibile ha bisogno di edulcoranti”, spiega Tonelli, “è una bevanda che ha dei problemi”. Fino al prezzo. “Non ci rendiamo conto che ogni caffè sottoprezzo (sotto i 2 euro è sempre sottoprezzo, non a caso in tutto il resto del mondo il corrispettivo quello è) genera sfruttamento, lavoro nero, sofferenza in tutta la filiera, dalla piantagione fino al bar”. La speranza, conclude l’autore, è che il comparto riesca a uscire da questa ‘banalizzazione’ di prodotto: Altre merceologie ci raccontano che atteggiamenti conservatori in ambiti che sembravano immutabili possono modificarsi rapidamente. Fino a vent’anni fa una pizza era una pizza. Ora sappiamo vita, morte e miracoli del lievito e ogni dettaglio sul mugnaio che si è occupato della farina. Tutti prodotti che erano banalizzati all’inverosimile e che sono in via di rinascita all’insegna di una nuova consapevolezza e attenzione da parte di chi produce, compra, consuma”, spiega l’ex direttore de Il Gambero Rosso. “Il caffè riuscirà a prendere lo stesso sentiero? Riuscirà a conquistare la dignità che oggi non ha nei consumi domestici e in quelli fuori casa?”

 

 

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