Bologna – “Stiamo vivendo un’annata complicatissima, ma la prossima rischia di essere peggiore”. È Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, a lanciare l’allarme. Il settore lattiero caseario, già fortemente condizionato dalla riduzione delle forniture di mais per il bestiame a causa delle tensioni geopolitiche in atto, rischia di scontare altre gravose difficoltà. Prima fra tutte la siccità, le cui conseguenze ricadranno inevitabilmente sulla produzione di latte. “A livello europeo si stanno riducendo le mandrie nei paesi di maggior produzione lattiero casearia”, spiega al Corriere della Sera, “quindi si produrrà meno latte in previsione di un 2023 in cui il raccolto per i mangimi vedrà un’ulteriore riduzione di circa il 20%”. E, subito dopo, l’aumento dei costi, da riversare sui consumatori. “Bisogna prendere consapevolezza che gli aumenti sono indispensabili, seppur contenuti. Mentre la Gdo sembra ancora voler correre verso il taglio dei prezzi e le promozioni: una scelta che potrebbe provocare chiusure e fallimenti tra allevatori e piccole imprese. Nel settore alimentare non si può sostenere solo una politica di taglio prezzi, bisogna tenere in considerazione la qualità e la sicurezza della filiera”, aggiunge il presidente. Quali strategie attuare, dunque, per prevenire uno scenario apocalittico? “Azzeramento dell’Iva per aiutare le famiglie senza penalizzare le imprese. Le aziende della nostra filiera non vengono poi considerate come grandi consumatrici di energia ma se avessimo degli sgravi, il risparmio potrebbe permetterci di alleviare l’aumento dei costi dei mangimi”, prosegue Calzolari. “Sarebbero efficaci anche sgravi fiscali per le imprese che investono in azienda”.
