Chi ha introitato i maggiori rincari di prezzo del mercato?

2022-12-27T11:03:13+01:0027 Dicembre 2022 - 11:03|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , , , , , , |

Di Giulio Rubinelli

L’estate 2022 ha rappresentato dal punto di vista dei prezzi food un salto nel passato di oltre 10 anni. Il verificarsi della pandemia prima e l’inizio del conflitto russo-ucraino poi, hanno decretato il deciso incremento dei prezzi di commodities alimentari, dei prezzi alla produzione e di quelli al consumo. Aumenti caratterizzati però da intensità e velocità differenti, che assumono quindi pesi diversi sui vari soggetti della filiera. È così che la Gdo, nell’estate 2022, ha attutito l’impatto che gli incrementi dei prezzi alla produzione avrebbero prodotto sulla capacità di spesa degli italiani. A luglio 2022 i prezzi alimentari hanno toccato il picco di rincari negli ultimi 10 anni. Se i prezzi mondiali delle commodities alimentari erano 15 punti percentuali più alti del 2012, quelli alla produzione segnavano un +27 punti percentuali mentre i prezzi al consumo Ipca erano 18 pp sopra i livelli 2012. Un incremento dei prezzi alla produzione superiore a quello registrato dai prezzi al consumo raccontava lo sforzo fatto dalla Gdo per non riversare sui consumatori l’inflazione dell’intera filiera agroalimentare. Nei mesi caldi dell’estate 2022 (luglio-agosto) la Gdo subiva un’inflazione all’acquisto del +14,9% (var tendenziale, calcolata di 46 prodotti alimentari). Nello stesso periodo la Grande distribuzione organizzata registrava un’inflazione alla vendita di +9,2% (luglio 2022, var tendenziale LCC). 5,7 punti percentuali di differenziale tra inflazione all’acquisto e alla vendita assorbito dai player della Gdo.

A registrare i principali incrementi dei prezzi industriali sono stati i beni alimentari alla base della dieta mediterranea, ma anche quelli maggiormente toccati dal conflitto russo-ucraino per caratteristiche territoriali delle filiere. Negli ultimi 2 mesi dell’estate 2022 i player della Gdo hanno visto aumentare i prezzi all’acquisto dell’olio di semi vari di quasi il 41%, dell’olio d’oliva del +33%, della pasta di semola del +30,9%, della farina di grano tenero del +25,4% e della carne fresca di bovino adulto +25,3%. E l’imprevedibilità dell’attuale congiuntura rende incerto il futuro e fare previsioni sull’andamento dell’inflazione al consumo dei prodotti food diviene difficile anche per gli operatori della filiera. Un futuro offuscato dai dubbi sulla stabilità delle catene di approvvigionamento, dagli incrementi dei costi energetici e delle materie prime in generale portano manager industriali e distributivi ad avere visioni divergenti su quella che sarà l’inflazione al consumo.

 

Fonte: italiani.coop

 

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