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La carica dei 30mila (euro)

2023-04-21T13:41:07+02:0021 Aprile 2023 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , , , |

È la cifra che spetta ai collaboratori del ministro delle Politiche agricole e della sovranità alimentare. Alla corte di Re Lollobrigida una pletora di consulenti di varia provenienza. Accomunati dalla (quasi totale) estraneità alle tematiche di competenza del dicastero.

Di Federico Robbe

C’è l’italo-finlandese laureanda in macroeconomia; c’è la scrutatrice elettorale con esperienza di un mese da Morellato e (ohibò) anche come animatrice in un centro estivo; c’è la trascrittrice per la Stamperia Braille di Catania, specializzata in libri per non vedenti, e prima ancora al lavoro per un’azienda di lenti a contatto. Sono alcuni dei collaboratori del ministro delle Politiche agricole e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.

Poco dopo le elezioni dello scorso settembre, è infatti partita la girandola di nomine per incarichi più o meno danarosi. E il cognato di Giorgia Meloni non ha perso tempo, premiando diversi fedelissimi con un emolumento di 30.116,12 euro annui lordi. Mica male. Per fare cosa, non è molto ben chiaro. Anche perché certi personaggi sembrano c’entrare ben poco con il mondo dell’agroalimentare e delle istituzioni. E trovare un collegamento sulla base delle competenze risulta quanto meno ardito.

Intendiamoci, c’è anche chi ha le carte in regola. Alessandro Guidi Batori, per esempio, ha un master in management e politiche delle pubbliche amministrazioni alla Luiss di Roma e vanta una solida formazione in Italia e in Europa. Bene si difende anche il capo ufficio stampa del Masaf, Giacinto Pira. Già segretario particolare del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, si è fatto le ossa nel supporto alle attività istituzionali dell’ex pentastellato. Prima ancora si segnalano esperienze di addetto stampa a gruppi parlamentari e di portavoce del questore della Camera. Idem per quanto riguarda Giorgia De Prosperis, in precedenza collaboratrice del Senato (commissione Finanze) ed esperta nel dialogo tra sistema pubblico e imprese.

Ma il grosso della truppa c’entra poco o nulla con agroalimentare, istituzioni e dintorni. Prendiamo Marina Tucci, classe 1994. Così scrive di sé nel curriculum disponibile sul sito del ministero: “Personalità dinamica, creativa e particolarmente propensa al lavoro di gruppo. Eccellente capacità analitica. Buone doti di leadership e pianificazione. Spiccato senso del dovere e della puntualità con cui i lavori richiesti vengono svolti senza difficoltà e nelle giuste scadenze. Ottima gestione del tempo. Facile e veloce capacità di apprendimento. Massima affidabilità e professionalità. Innata dote comunicativa e di problem solving connessa a un forte senso pratico”. Un concentrato di banalità pura. Ma il cv prosegue e ci illustra alcune esperienze professionali come il lavoro di ‘sales assistant’ presso Morellato (settore gioielli) con mansioni di “accoglienza, promozione, consulenza cliente, gestione cassa, compilazione inventario, vendita assistita e coordinazione marketing”. Tutto questo nel 2017, ma nel 2019 arriva l’esperienza politica vera, quella tosta, che ti segna per sempre: scrutatrice elettorale alle Europee di maggio. Tanta roba. È pur vero che ha nel cassetto una laurea triennale in Scienze dell’amministrazione e ha anche – udite udite – una “ottima capacità di navigazione in internet”. Direi che 30mila euro sono più che meritati…

Quanto poi all’italo-finlandese Sofia Cerqua (26 anni), non si capisce bene come la sua conoscenza dell’approccio scandinavo al tasso di interesse negativo possa aiutare agricoltori e allevatori sparsi nel Bel Paese. Per non parlare di Manuela Scandurra, le cui competenze spaziano dalla receptionist all’impiego presso una stamperia Braille, fino all’accoglienza di ospiti internazionali come collezionisti, esperti e critici d’arte. Il legame con chi stagiona prosciutti o esporta formaggi continua a essere oscuro, ma tant’è.

Resta sguarnito il parterre di chi effettivamente sappia mettere le mani in pasta e consigliare il ministro su quale politica sia meglio intraprendere. Ah no, dimenticavo: per quella c’è Coldiretti. Ma allora resta la domanda: a cosa servono questi collaboratori?

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