Neve e gelo mettono in ginocchio il settore agroalimentare nel Mezzogiorno

2017-01-12T16:13:57+01:0010 Gennaio 2017 - 11:17|Categorie: Mercato|Tag: , , , , |

Bari – Sempre più grave il bilancio dell’ondata di maltempo che sta colpendo il Centro e Sud Italia, con neve, gelate e temperature estremamente rigide. Numerose le regioni interessate: Puglia, Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Umbria, Marche e Lazio. Secondo le prime stime della Cia-Agricoltori italiani, i danni per l’agricoltura, complessivamente, ammonterebbero a diverse centinaia di milioni di euro. E l’emergenza sta riguardando anche le regioni del Centro Italia già colpite dal terremoto. In particolare, oltre alla perdita della produzione, si registrano guasti a beni strumentali, problemi logistici, di interruzioni della viabilità e di reperimento del foraggio per gli allevamenti. Inoltre, sono più che triplicati i consumi di gasolio e di energia per il riscaldamento di stalle e serre. Un quadro molto critico, tanto che il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, si è detto pronto a dichiarare lo stato di calamità naturale. Riflessi anche sull’occupazione e sulle consegne. Secondo le stime di Alleanza delle cooperative agroalimentari, il fermo delle consegne dei prodotti ortofrutticoli provenienti dalle regioni colpite durerà ancora una decina di giorni. “Sono almeno 30mila gli ettari di coltivazioni ortofrutticole e agrumicole attualmente compromessi dal gelo, a causa di temperature che hanno raggiunto anche i -10 gradi. E che che hanno distrutto le produzioni di carciofi, broccoli e sedano e danneggiato anche quelle di cavolfiori e cucurbitacee. Ancora da quantificare infine i danni delle coltivazioni arboree a risveglio vegetativo primaverile come pesche, mandorle e ciliegie”, spiega Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari. Non sono buone le notizie nemmeno per il settore lattiero caseario dove, sempre secondo le stime dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, risulta a rischio il ritiro del 35% della produzione di latte del Centro e del Sud. “Ma è tutto il comparto agroalimentare nel suo complesso a risentire del brusco calo delle temperature, con ricadute molto pesanti anche sul versante occupazionale”, spiega ancora Mercuri. “A causa del mancato raccolto, le strutture di lavorazione di molte nostre cooperative sono di fatto ferme e ci sono almeno 5mila operai stagionali attualmente costretti a casa”.

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