Roma – La Feed Economy, l’economia generata dall’industria mangimistica e dall’intera filiera zootecnica – che coinvolge 820mila aziende e un milione e mezzo di addetti diretti – dimostra di essere un settore in buona salute, nonostante le sfide climatiche e sanitarie che coinvolgono il settore. A dirlo, il terzo rapporto Nomisma sul comparto, presentato ieri al ministero delle Imprese e del made in Italy in occasione della celebrazione dell’80esimo anniversario di Assalzoo. Di seguito alcuni dati.
L’industria mangimistica ho visto aumentare la produzione raggiungendo 15,5 milioni di tonnellate all’anno. Di contro però cala il suo fatturato del 3% – da 10,3 miliardi a 9,87 miliardi di euro – a causa dei ribassi delle materie prime.
La produzione dei salumi tocca quota 9,2 miliardi di euro, le carni fresche 22,7 miliardi, il comparto lattiero caseario 27,8 miliardi. Il fatturato della produzione industriale legata alla zootecnia quindi è complessivamente di 70 miliardi di euro circa, che equivale al 37% del valore dei ricavi del food and beverage nazionale.
A monte, l’allevamento vale 22,1 miliardi di euro mentre le coltivazioni di materie prime per l’industria mangimistica 2,9 miliardi di euro. Sul fronte degli allevamenti, in particolare, si registrano meno imprese e meno capi allevati ma aumenta il fatturato del 6% raggiungendo i 22 miliardi di euro. L’avicolo è l’unico comparto autosufficiente al 106%; l’allevamento bovino, invece, vede una produzione nazionale in grave deficit, pari al 60%, a causa dell’aumento dei prezzi dei bovini di oltre il 30% che mette in difficoltà gli allevatori; l’allevamento dei suini registra un deficit del 40%.
Sul fronte export la Feed Economy genera 11,6 miliardi di euro. La distribuzione vede il commercio al dettaglio raggiungere 47,4 miliardi e la ristorazione 32,3 miliardi. Per quanto riguarda i consumi, la spesa degli italiani tra salumi carni formaggi e uova è di 65,3 miliardi, pari al 39% della spesa complessiva.