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Parmigiano, Alai scrive a Massimo Gramellini: “Discredito inaccettabile a carico mio e degli amministratori del Consorzio”

2023-06-12T17:50:11+02:0024 Febbraio 2014 - 15:48|Categorie: Formaggi|Tag: , , , |

Reggio Emilia – Nei giorni scorsi, all’indomani dell’arresto del direttore del Consorzio di tutela del parmigiano reggiano, Riccardo Deserti, l’editorialista de La Stampa, Massimo Gramellini, nel suo consueto Buongiorno, ha affrontato la vicenda del Consorzio, soffermandosi anche sul presidente, Giuseppe Alai. Nel suo corsivo, dal titolo ‘O parmigiano, portami via’, pubblicato il 18 febbraio, scrive tra l’altro: “Questo presidente ai quattro formaggi si chiama Giuseppe Allai (cognome errato nel testo originale, ndr) e davanti ai sopraccigli inarcati dei nostalgici del made in Italy cade dalle nuvole come una grattugiata sul sugo. Sostiene di non avere mai saputo che il fondo ungherese avesse intenzioni in contrasto con la sua funzione di sommo garante della parmigianeria italica. Poi sfodera quella che a lui evidentemente sembrerà l’attenuante definitiva: era solo un’operazione finanziaria”.

Non si è fatta attendere, ovviamente, la risposta dei vertici consortili, in particolare del presidente Alai, che ha scritto direttamente al quotidiano diretto da Mario Calabresi chiedendo, tra l’altro, una rettifica. Anche rispetto ad un articolo pubblicato, lo stesso giorno, nelle pagine interne del quotidiano. Pubblichiamo di seguito, integralmente, la missiva:

Premesso il rammarico mio personale e del Consorzio del Parmigiano Reggiano per come il quotidiano La Stampa ha trattato in due distinti articoli (a pag 17 e nell’editoriale in prima pagina) il tema delle imitazioni del Parmigiano Reggiano, la mia posizione di Presidente dell’Ente e le vicende che riguardano il dr. Riccardo Deserti, generando – sulla base di informazioni non corrispondenti al vero – discredito ingiustificato e inaccettabile a carico mio e degli amministratori del Consorzio, nonché, indirettamente, sul prodotto stesso, e pur riservandomi ogni altra azione a tutela della mia onorabilità e del buon nome del Consorzio, ai sensi dell’art. 8 della legge n. 47 del 1948 e delle successive modifiche, si chiede – con evidenza adeguata agli articoli in questione – la pubblicazione della seguente

RETTIFICA

Nell’articolo apparso su La Stampa in data 18 febbraio 2014, prima pagina, con il titolo “O Parmigiano portami via” e nell’articolo apparso nella stessa data a pag. 17, con il titolo “Gli strani affari di Mr. Parmigiano con gli imitatori ungheresi”, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ravvisa elementi di falsità ed inesattezze che generano discredito grave ed ingiustificato a carico dello stesso Ente



1) Non è vero – come invece si scrive nell’articolo in prima pagina – che “il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano è anche presidente di una società che controlla un fondo ungherese intenzionato a produrre del Parmigiano tarocco”. Non solo non esiste alcun fondo ungherese e non solo il presidente del Consorzio si è dimesso da oltre un anno dalla società cooperativa Itaca cui fanno capo diverse latterie sociali e i loro produttori per garantirsi spazio nella commercializzazione del Parmigiano Reggiano, ma la stessa società non detiene alcuna partecipazione diretta nell’azienda Magyar Sait Ktf cui si fa riferimento nell’articolo a pagina 17. E’ vero, invece, che in data 26 marzo2013 il Comitato Esecutivo del Consorzio del Parmigiano e, in data 27 marzo 2013, il Consiglio di amministrazione dell’Ente (due mesi dopo le dimissioni del presidente Alai da Itaca) hanno sancito – acquisendo i contenuti di uno specifico parere legale richiesto al proposito – la non esistenza di condizioni di incompatibilità a carico del presidente Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, e che questa condizione sussisteva già prima delle sue dimissioni dalla presidenza della cooperativa Itaca, che dopo quattro anelli di partecipazioni non influenzabili dopo il primo (Itaca in Sofinc, ma poi Sofinc in Nuova Castelli, quest’ultima – a maggioranza di un privato – con una quota minoritaria in una spa che a propria volta controlla la società ungherese Magyar, produttrice di un similgrana), arriverebbe a detenere, se si trattasse di una via diretta, lo 0,12% della società magiara.



2) Le dimissioni del presidente Giuseppe Alai da Itaca sono giunte senza alcuna sollecitazione e senza alcun invito “esterno”, ma sulle base di autonome informazioni sull’attività della società magiara che, seppure non partecipata e tantomeno amministrata, potevano lasciare intravvedere una incompatibilità anche solo morale – poi rivelatasi insussistente – con l’incarico di presidente del Consorzio.



3) Non è vero che il magazzino di formaggio cui si fa riferimento nell’articolo di pag 17 (e che peraltro non sarebbe stato né il più grande del mondo, come invece sostiene l’articolo, né il più grande del Nord Italia) lo dovesse costruire la società magiara, così come non è vero che non fosse destinato a Parmigiano Reggiano. Il progetto era di un’azienda totalmente italiana e privata che è storicamente legata alla commercializzazione di Parmigiano Reggiano.

4) Quanto alla vicenda che investe il direttore del Consorzio, l’articolo a pag 17 de La stampa potrebbe lasciar intendere che vi siano indagini legate a queste sue funzioni, quando in realtà si tratta di vicende che nulla hanno a che vedere con il Consorzio, che al proposito si riserva ogni valutazione e decisione.



5) Nell’esprimere rammarico per gli elementi di falsità contenuti nei due articoli e per il conseguente discredito a carico di persone, enti e società, il Consorzio del Parmigiano Reggiano e il suo presidente,anche a titolo individuale, si riservano ogni azione a tutela del loro buon nome e dell’interesse degli oltre 380 caseifici consorziati e dei quasi 3.500 produttori interessati.

 

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