Milano – La produzione animale rappresenta solamente il 5,8% delle emissioni dirette di anidride carbonica. Se si aggiunge la deforestazione, che può essere parzialmente correlata agli allevamenti, la percentuale sale al 7%. Il 75% delle emissioni di anidride carbonica proviene invece dalla produzione di energia, dai trasporti e dall’industria.
A riportare la notizia è Teseo by Clal (citando dati di edairy News), che invita a prendere le distanze dalla narrazione fuorviante, fomentata anche da alcuni influencer, che sempre più frequentemente vede nell’abbandono del consumo di carne e latte e nella promozione di alternative sintetiche la chiave di volta per salvare il Pianeta e combattere il cambiamento climatico.
Bisogna fare un distinguo tra le emissioni animali e quelle derivanti dai combustibili fossili, spiega Teseo: il metano che le vacche eruttano durante la ruminazione fa parte di un ciclo biogenico e viene riciclato attraverso la fotosintesi. Le piante lo trasformano in cellulosa, amido e altri composti dei foraggi ed alimenti di cui l’animale si nutre. Nel giro di una dozzina d’anni, il metano viene trasformato in CO2 e reinserito nel ciclo. Diverso è il ciclo del carbonio antropogenico, che da un secolo viene estratto dal sottosuolo: i suoi gas non vengono riciclati, si accumulano nell’atmosfera, dove impiegano mille anni per degradarsi ed è questo che il Pianeta non riesce a sopportare.
Questo non significa che gli allevamenti non possano lavorare per migliorare le proprie emissioni. Anzi, lo studio e le evoluzioni dei sistemi di produzione lattiero casearia rimangono fondamentali per contribuire alla cura del Pianeta. “È chiaro che produrre latte e carne richiede terra, spazio, acqua; occorre dunque utilizzare queste risorse in modo più efficiente. Scienza e tecnologia al servizio dell’agricoltura e dell’allevamento possono permettere di raggiungere questo obiettivo, al fine di produrre più cibo e meglio per nutrire una popolazione crescente”, spiega Teseo by Clal. Abbandonare il consumo di carne e latte “non solo può mettere a rischio la salute, ma non fornisce nemmeno una soluzione alla sostenibilità ambientale. Non è abbassando la qualità dell’alimentazione umana che si salverà il pianeta”, conclude Teseo.