Nuovo sequestro di vino nell’Oltrepò Pavese

2015-07-27T17:11:58+02:0027 Luglio 2015 - 11:35|Categorie: Vini|

Pavia – Come riportano diversi siti d’informazione, un’operazione congiunta dei comandi provinciali del Corpo forestale dello Stato e della Guardia di finanza di Pavia e dei Nuclei di Milano e Brescia dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, ha condotto al sequestro di 16 milioni di litri di vino sfuso e 700mila bottiglie della vendemmia 2014 della cantina Terre d’Oltrepò. Prima cooperativa vitivinicola di Lombardia, con 900 soci, 50 dipendenti, 500mila quintali d’uva pigiati ogni vendemmia e 43 milioni di euro di fatturato, il polo vinifica oggi il 50% delle uve dell’intero Oltrepò Pavese. Da quanto accertato dagli inquirenti, la cantina Terre d’Oltrepò avrebbe commercializzato quantitativi significativi di vino Doc, Igp e Igt dell’Oltrepò Pavese diverso per origine, provenienza e qualità da quello realmente dichiarato. “L’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto la cantina e portato al sequestro di tutto il vino stoccato nelle unità produttive di Broni e Casteggio pone a rischio la sopravvivenza stessa del comparto vitivinicolo dell’Oltrepò Pavese e, a poche settimane dall’inizio della vendemmia, rischia di mettere in ginocchio larga parte degli agricoltori della filiera, le relative famiglie e la rete dell’indotto”, evidenzia Michele Rossetti, numero uno del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, in una nota di commento ai fatti. Che auspica, a nome del Consorzio, un rapido ritorno alla piena operatività da parte della cantina, fermo restando il pieno rispetto dell’inchiesta. “C’è da considerare il danno sotto il profilo commerciale e dell’immagine. Il non poter rispettare i contratti di fornitura con i grandi clienti-imbottigliatori di Terre d’Oltrepò, tra i quali marchi molto noti, rischia di produrre un danno di proporzioni incommensurabili presso le più grandi catene distributive nazionali ed estere, deprezzando così l’immagine del vino italiano nel mondo e provocando una crisi reputazionale irreparabile al primo territorio viticolo di Lombardia”, spiega Rossetti.

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