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Berni (Grana Padano): “Obiettivo 7 milioni di forme prodotte nel 2030”

2024-01-12T11:06:26+02:0012 Gennaio 2024 - 11:06|Categorie: Formaggi, in evidenza|Tag: , , |

Milano – Nel 2030 la produzione di Grana Padano potrebbe arrivare a 7 milioni di forme, contro i 5,45 milioni del 2023. A rivelare l’obiettivo è lo stesso direttore del Consorzio, Stefano Berni, in un’intervista al Sole 24 Ore. Proprio in questi giorni, infatti, si sta avviando la discussione sul prossimo piano produttivo, che durerà sei anni dal 2025 al 2030. “Lo approveremo a fine novembre e rispetto agli ultimi due piani triennali verrano inserite maggiori elasticità”, spiega Berni. “Sarà un piano di crescita, ancorché guidata, alla fine del quale, cioè nel 2030, mi aspetto di sfiorare i 7 milioni di forme di Grana Padano”.

A trainare la crescita saranno i mercati esteri, dove, nel 2023, secondo le proiezioni, si dovrebbe registrare una crescita a volume del 5%. “L’export vale già la metà del fatturato complessivo delle nostre aziende e mi aspetto che da qui al 2030 salirà al 60%”, continua Berni.

Dati positivi anche per il mercato interno, dove, nonostante un aumento dei prezzi del 12%, nel 2023 le vendite a volume dovrebbero essere cresciute dello 0,8%. E’ proprio sulla partita dei prezzi che Stefano Berni pensa che il Grana Padano, nel 2024, potrebbe guadagnare in competitività rispetto al Parmigiano Reggiano: “Il valore del Parmigiano Reggiano comincerà presto a risalire in maniera decisa, perché ora i produttori sono riusciti ad alleggerire le scorte, e il Grana Padano potrebbe di conseguenza guadagnare in competitività sul prezzo”.

Focus anche sui prezzi del latte per la produzione della Dop, rispetto a cui Berni fa un paragone con il Parmigiano Reggiano: “In termini di guadagno netto, nel 2022 i nostri allevatori hanno messo in tasca di più di quelli del Parmigiano, e a conti fatti sarà così anche nel 2023”. Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, infatti, nel 2022 il latte per il Grana Padano è stato pagato 63-64 centesimi al litro più Iva, ma in alcuni casi le aziende del Consorzio sono arrivate a pagare fino a 78-80 centesimi.

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