Brexit: il no-deal spaventa le cantine italiane

2020-12-16T14:25:55+01:0016 Dicembre 2020 - 14:25|Categorie: Vini|Tag: , , |

Roma – Unione italiana vini lancia l’allarme Brexit per le cantine del Bel Paese, che sono a rischio dazi sulle importazioni a partire dal prossimo 1° gennaio, qualora non si giungesse a un’intesa commerciale tra Unione europea e Regno Unito. “È paradossale”, sottolinea  il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti, “pensare a uno scenario in cui le imprese esportano a dazio zero verso il Giappone e a 32 euro a ettolitro sui vini spumanti a una dogana posta al di là della Manica”. Sulla questione è intervenuto, nel corso di un webinar organizzato proprio da Uvi, anche l’ambasciatore britannico a Roma Jill Morris: “C’è ancora speranza per scongiurare il no deal, perché i nostri negoziatori stanno lavorano ogni ora per trovare un accordo che sarebbe nell’interesse di entrambe le parti. Allo stesso tempo dobbiamo ammettere che sarà molto difficile”. Nel corso della diretta, è emersa la gravità della situazione che alcune denominazioni si troverebbero ad affrontare qualora un simile scenario dovesse realizzarsi. “È il caso di Prosecco e Pinot grigio, in gran parte prodotti in Veneto, che assieme agli altri spumanti italiani oltre alle Dop piemontesi e siciliane rappresentano il 60% (e l’equivalente di quasi 500 milioni di euro) delle esportazioni di vini italiani in Uk”, si legge in una nota. “In particolare, sono gli sparkling la tipologia più coinvolta da potenziali dazi e burocrazia nel primo Paese buyer di bollicine del Belpaese con 2 bottiglie italiane importate su 3, che rappresentano oltre la metà delle vendite tricolori Oltremanica (400 milioni di euro)”. Diverse le ‘misure cuscinetto’ adottate fin ora dal governo Uk, in particolare rispetto a etichettatura (nessun cambio fino a ottobre 2022), nuove certificazioni (VI-1 sospeso fino a giugno 2021), piena protezione delle Ig europee e mutuo riconoscimento, per tutto il 2021, per le regole sul biologico.

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