Consorzio mozzarella di bufala, il presidente Raimondo: “Stigmatizziamo ogni pratica illecita”

2014-12-09T10:11:40+02:009 Dicembre 2014 - 10:11|Categorie: Formaggi|Tag: , , |

Caserta – Dopo le notizie circa l’inchiesta condotta dalla Forestale che ha portato agli arresti domiciliari di due allevatori-produttori e due veterinari della provincia di Caserta (leggi qui), il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop interviene con una nota, nella quale stigmatizza ogni pratica illecita e, al contempo, sottolinea che non esiste alcun rischio per la salute dei consumatori. “Secondo i capi d’accusa riportati”, si legge nella nota, “risulterebbe che ad alcuni capi bufalini sia stato somministrato, ai fini di raggirare i controlli sanitari, il vaccino contenente il batterio vivo della brucella, con conseguente seppur indiretta adulterazione di sostanze alimentari quali il latte e i suoi derivati. Ma, come già spiegato in conferenza stampa dal procuratore aggiunto, Raffaella Capasso, la brucella viene “inattivata” alla temperatura di 62° mentre il processo produttivo della mozzarella di bufala campana dop prevede l’aggiunta, nella fase di filatura, di acqua bollente con temperature che raggiungono i 90°. Tanto è vero che non esiste, nella letterature scientifica, il caso di un soggetto che abbia contratto la brucella mangiando mozzarella di bufala”. Lo stesso presidente del Consorzio, Domenico Raimondo (foto), lancia in proposito un appello: “Chiediamo ai media di aiutarci nel non creare un inutile allarmismo e di collaborare con noi nella spiegazione del caso. E’ evidente che situazioni come questa danneggiano prima di tutto noi e le migliaia di allevatori e produttori onesti che fanno parte del Consorzio ma non giochiamo con titoli ad effetto che rischiano di dar vita a fenomeni di psicosi collettiva con danni inimmaginabili nei confronti di un prodotto amato e apprezzato in tutto il mondo”. Intanto il Consorzio ha convocato un Cda straordinario per la prossima settimana, dove verrà decisa l’applicazione delle norme del codice etico interno nei confronti dei due allevatori-produttori.

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