Festa della Liberazione… un giorno dopo

2021-04-23T14:24:28+01:0023 Aprile 2021 - 14:21|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , |

26 aprile 2021: si torna al ristorante. Ma solo all’aperto. E in zona gialla. Finalmente si intravede un po’ di luce in fondo al tunnel.

Non lontano dalla nostra redazione, c’è un paese brianzolo in provincia di Como, Mariano Comense. Bene: a Mariano Comense c’è via 26 aprile. Una svista nella topografia comunale? Ma per niente: all’epoca delle travagliate giornate che misero fine alla seconda guerra mondiale, come ricordano molti signori che all’epoca erano solo bambini, la liberazione di Mariano avvenne il 26 aprile. Un giorno dopo il 25 che si festeggia in tutt’Italia.

Ecco, lunedì 26 aprile 2021, fatte le debite proporzioni, per la ristorazione italiana sarà come quel 26 aprile a Mariano: il ritorno della libertà, per quanto vigilata e limitata dovrà essere ancora per circa un mese. Così, Draghi e i suoi hanno deciso: i ristoranti possono riaprire. Anche se solo all’aperto. E in zona gialla. Prima s’era detto a Natale, giurando: “Rimaniamo chiusi in autunno per riaprire a Natale”. A Natale, la sorpresa: tutto come prima. Indovinate la motivazione? “Facciamo il sacrificio a Natale per riuscire a lavorare dopo”. Ma ecco, Natale arrivava, poi passava, e si arrivava a quel ‘dopo’, che non finiva mai…

Dopo un paio di mesi, la promessa: Pasqua. Come sia andata, è sotto gli occhi di tutti. Natale e Pasqua, per chi fa il mestiere del ristoratore, sono state le occasioni d’incasso perse con maggior rimpianto. C’è chi ha ritenuto di potersi inventare qualcosa: i pranzi natalizi da asporto, quelli pasquali, l’infornamento di panettoni e colombe di propria produzione, persino il barbecue di Pasqua (idea di un eccellente ristoratore guarda caso bergamasco, la terra maggiormente martoriata dalla prima ondata del Covid, la terra in cui i ristoratori hanno dovuto vincere le difficoltà più grandi) e tanti altri palliativi. Già, perché di palliativi si è trattato: quelli che hanno preso il cibo da mangiare a casa non sono stati certo tutti quelli che, potendolo fare, avrebbero festeggiato al ristorante con amici e parenti.

Per giunta, parecchi gestori e proprietari di locali di una certa ambizione, alcuni dei quali abbiamo anche intervistato sul nostro giornale Luxury Food & Beverage, hanno detto: “Io il delivery non lo faccio”. Rovinerebbe l’esperienza, non sarebbe la stessa cosa. Pur di non pregiudicare l’impatto del proprio lavoro sulla clientela, si sono rifiutati di fare l’edizione ridotta della loro cucina. Questo fa capire molte cose sull’amore per il loro mestiere che tanti ristoratori covano, e occorrerebbe spiegarlo a chi addita la categoria come esempio di menefreghismo, avidità e magari gestione fiscale non proprio cristallina.

Fino al 1° giugno, allora, i ristoranti potranno aprire a pranzo e a cena, anche se solo con tavoli all’aperto. In zona gialla. Guardiamo il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? Nel primo caso, ci domanderemo: e chi non avesse spazi all’aperto? E se piovesse? Se farà freddo? Viceversa, l’approccio positivo ci fa tirare un sospiro: meglio di niente. Potremo tornare a sederci a un tavolo, e chi cucina potrà farlo per clienti di cui vedrà il volto e sentirà la voce. Ancora un pochino di pazienza, e dal 1° giugno, giusto in tempo per la festa della Repubblica, si potrà tornare pure in sala.

 

 

 

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