Milano – In Italia il mercato del food delivery muove un giro d’affari di oltre 1,8 miliardi di euro. E raggiunge il 71% della popolazione del Paese. È The European House-Ambrosetti a riportare i dati. Nel 2022 il 97% dei piatti venduti e consegnati a domicilio proveniva dalle piattaforme di food delivery, e solo il 3% arrivava invece dai canali online di ristoranti tradizionali. La pandemia ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale – con crescite a valore del +20% tra il 2020 e il 2021 – dando una forte spinta al comparto.
Non mancano tuttavia criticità interne al settore, tra condizioni igieniche spesso precarie (leggi qui l’inchiesta shock del Gambero Rosso), situazioni contrattuali difficile e la dipartita di alcuni player. Nel nostro Paese l’ultimo caso riguarda Uber Eats che, dopo sette anni di servizio e una diffusione in oltre 60 città italiane, ha deciso di interrompere le operazioni di consegna a domicilio del cibo. Tra le motivazioni, spiegava l’azienda, la mancanza di una crescita organica. Dovuta, dopo il boom del Covid, a un progressivo ritorno alla normalità e al conseguente rallentamento dei servizi di food delivery (leggi qui).
