Il settore avicolo mostra i primi segnali di cedimento. +21,1% i costi di produzione della carne

2022-05-04T17:48:13+02:004 Maggio 2022 - 17:48|Categorie: Carni|Tag: , , , |

Rimini – L’impennata dei costi di produzione – dovuta sia ai rincari energetici che all’aumento delle materie prime – ha colpito duramente il settore avicolo. Secondo l’indice Ismea dei mezzi correnti di produzione, presentato oggi nel corso del Poultry Forum (Rimini, 4-6 maggio), nei primi tre mesi del 2022 sono stati registrati complessivamente aumenti degli input produttivi del +21,1% per la carne avicola e del 50% per le uova. La razione animale è la voce di costo che pesa di più sui bilanci aziendali (circa il 60%) e che sta registrando gli aumenti più significativi con un +33% nel primo trimestre di quest’anno e un ulteriore balzo del 40% ad aprile su base annua, a causa delle perduranti tensioni sui listini internazionali di mais, soia orzo. Mentre per il segmento delle carni l’inasprimento dei costi di produzione si sta gradualmente trasferendo sui prezzi di vendita lungo le varie fasi della filiera sino al consumo finale, grazie a una domanda comunque dinamica e interessata, appare al momento più delicata la situazione delle uova, con prezzi insufficienti a garantire un’adeguata marginalità. Più nel dettaglio, le carni avicole hanno beneficiato negli ultimi cinque anni di un aumento degli acquisti del 9% in quantità e del 19% in valore, mostrando una dinamica molto più favorevole rispetto al comparto delle carni nel loro complesso e un crescente orientamento verso prodotti a maggior valore aggiunto. Nel primo trimestre dell’anno, in risposta all’evidente incremento dei prezzi medi (+15% rispetto al 2021, +19% rispetto al 2019), la domanda al consumo ha mostrato i primi segnali di cedimento, riallenandosi ai volumi pre-pandemia, in presenza di una spesa più alta del 4% rispetto ai primi tre mesi del 2021.

Torna in cima